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RIFKIN’s FESTIVAL è poi così brutto come io stesso asserii, scherzandovi però sopra, e chi è in verità Woody Allen?


04 May

Rifkins-Festival

fino ultimo respiro belmondo sebergrichard gere kaprisky respiro

cuore di tenebra roeg tim roth

APOCALYPSE NOW, Marlon Brando, 1979

APOCALYPSE NOW, Marlon Brando, 1979

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Be’, ieri scrissi una recensione decisamente sui generis sull’ultima opera cinematografica di Woody Allen. Alcuni addirittura pensano che sarà veramente the last opus di Allen. In quanto, dopo le ennesime accuse sessuali molto ridicole rivoltegli da femministe ipocrite, appoggiate peraltro dalla fedifraga, artisticamente parlando, Kate Winslet, non sono in pochi a credere fermamente che Allen sia arrivato alla frutta.

Malgrado i rimandi dovuti al Covid, Rifkin’s Festival è finalmente uscito. Ufficialmente doveva essere distribuito nei cinema nello scorso inverno, invero, ancora non è sui grandi schermi italiani. Esce giovedì prossimo ma se ne può già fruire della visione sub ita in streaming a ottima qualità audio-video.

Dunque, dopo i problemi riscontrati da Allen con Amazon, dopo i disagi insorti per colpa della pandemia dovuta al Coronavirus, sebbene i complottisti, fra cui il sottoscritto, pensino che i vari, severissimi lockdown siano stati creati ad hoc per fermare inopportunamente la nostra vita socio-economica e lavorativa, andrei qui fermato e non dire altro in merito?

Ebbene, prossimamente uscirà il mio libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid. Ma non voglio fare spoiler e vi sorprenderò, scioccherò, perturberò oppure disgusterò a tempo debito. Se mai sia, quando tale mio romanzo sarà in vendita, voleste per cortesia, gentilmente acquistarlo per salvarmi dai debiti occorsimi nel frattempo. Ah ah.

A scuola non ricevetti mai alcun debito in quanto me ne fregai altamente d’istituzionalizzare il mio sapere, ah ah.

Trascorsi gran parte dell’adolescenza nell’infanzia simile ad atmosfere oniriche paragonabili a Il posto delle fragole, dunque nella prematura senilità non abbisognante di maturarsi nella cazzata del cosiddetto diploma di maturità?

A un certo punto, essendo stato io ingiustamente paragonato al disertore Martin Sheen di Apocalypse Now, fui violentato psicologicamente da sedicenti educatori, invero persone assai maleducate, le quali credettero che io vivessi nel mondo delle fragole? No, delle favole. Comunque loro limonavano…

Ah, che Arancia meccanica!

Attentarono alla mia salute mentale, questi pazzi, poiché credettero che fossi un ignorante come Max Mazzotta/Enrico Fiabeschi del film Paz!

Chiariamoci molto bene, conosco a memoria Joseph Conrad, il capolavoro succitato di Coppola, Heart of Darkness di Nicolas Roeg con Tim Roth e John Malkovich, poche volte frequento la Conad, sono malato di mentine, sì, le caramelle balsamiche all’eucalipto(lo), devo prima o poi vedere Apocalypto di Mel Gibson, lessi molti fumetti e so benissimo chi è Igort. Quello di 5 è il numero perfetto.

Non fatemi perdere la pazienza e anche Andrea…

Comunque, ho visto pure Edge of Darkness di Martin Campbell con Gibson e Ray Winstone che sostituì Bob De Niro. Film da noi intitolato Fuori controllo, a proposito d’Ipotesi di complotto.

Uh uh. Avete mai visto, peraltro, Ransom di Ron Howard? Eh eh.

Sì, fui preso in ostaggio da persone che si spacciarono amanti di Woody Allen e della Nouvelle Vague e che, a prima vista, parevano uomini fighi come Jean-Paul Belmondo di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Appunto…

Spesso, nelle relazioni amicali e amorose, può innescarsi una fascinazione verso i criminali.

Poi, mi stufai come Jean Seberg ma furono loro a denunciare me poiché vollero insabbiare i loro reati e il loro sequestro di Persona alla Bergman?

Ecco, per capire queste mie precedenti righe, bisognerebbe aver vissuto il mio vissuto stesso, altrimenti considererete quanto da me vergato qualcosa di diagnosticabile come disturbo delirante paranoide.

Oppure, abbisognereste di cultura omaggiante i classici di Bergman, di Godard, di Truffaut e di Orson Welles? Ah, Rosebud di Quarto potere. Quel trauma… In effetti, ho sempre reputato la psichiatria una balla colossale. Uno psichiatra forense, infatti, desidererei che diagnosticasse le ragioni psichiche che indussero Federico Fellini a girare . Non esistono, vero? Poiché l’arte non è materia da parcellizzare in trattati biochimici. Così come il fondoschiena di Polly Walker, in 8 donne e ½ di Peter Greenaway, è qualcosa per cui sarebbe uscito matto Jung/Fassbender di A Dangerous Method.

Sì, alle schizofreniche un po’ anoressiche come Keira Knightley/Sabina Spielrein, preferisco un’aspirina e un po’ più di carne felliniana, amante difatti delle donne alla Botero.

Sì, sono un protestante come Martin Lutero. Ho raggiunto il Nirvana? No, non mi piacque mai Kurt Cobain, nemmeno In Utero.

Amici, vi garantisco che vi furono tempi in cui fui scambiato per Mia Farrow de La rosa purpurea del Cairo, furono veri Radio Days impagabili.

In Rifkin’s Festival, Allen cita anche Claude Lelouch, marito da una vita di Alessandra Martines.

Sì, vi fu un tempo in cui la gente stupida pensò che io fossi Alessandra di Fantaghirò per la regia di Lamberto Bava.

Appena post-puberale, io vidi Alessandra in reggicalze che ballava alla tv e mi veniva… la bava.

Sì, sono un divoratore di caffeina e non frequento la cosiddetta crème de la crème. No, amo di più le cremerie e detesto gli arrivisti, gli esaltati cinici e le cretinerie. Sono uno sfigato come Jesse Eisenberg Café Society? Non è che fui già un genius come Lex Luthor, no, come Mark Zuckerberg?

Louis Garrel è davvero l’erede di Delon Alain, di Belmondo e di Vincent Cassel? A Laetitia Casta piace parecchio. Va be’, a Laetitia piacque anche Stefano Accorsi. Mi spiace per Stefano… di Veloce come il vento ma Irama è più figo. Il video musicale, sotto mostratovi, è un po’ commerciale ma spinge, eccome se spinge. Ah, mi deste precocemente del vecchio e il mare…

Chiariamoci molto bene, lupetti e furbetti. Io amo sia Ernest che Mariel Hemingway. E ho detto tutto… Alla pari di Woody Allen, Mariel mi piaceva anche quando era troppo giovane…

Era così scabroso farsi… dei film, poveri moralisti, su Tracy di Manhattan? Forse distorcevo tutto ma a me pareva Brooke Shields di Laguna blu. Onestamente, Allen è un genio e io sono Joaquin Phoenix di Irrational Man. Che vi devo dire? Molte donne pensarono di essere delle grandi attrici come Kate Winslet e invece, nonostante si laurearono, recitando le pappardelle a memoria durante le interrogazioni orali in stile Melanie Griffith di Celebrity, non sanno recitare neppure la loro sceneggiata patetica.

Altre sono come la Casta, cioè Gina Gershon. Non una castissima, diciamo. Forse castana? No, mora. Ah, le more, le fragoline, i limoni, i gelsomini e i bravi bambini. Gli uomini non sono niente. Pensano tutti di essere Marlon Brando ma di Woody Allen ve n’è uno solo? Eh no, due. O no? Ah ah. Comunque, sì, esistono due Woody Allen. Uno di questi è bello come Brando.

Sono un Cuore di tenebra. Insomma, sono un romantico tenebroso. Molti sostengono che io possieda una bella voce. Non lo so. Giudicate voi. E dire che, dalla nascita, faccio tutto da solo. Se avessi i milioni di dollari di Allen e uno studio non solo di registrazione, forse della Warner Bros. Comunque, a parte Irama, sono un cinefilo enorme. Avete mai visto Faccia di rame? Io sì. Scommetto che voi no.faccia di ramewonder wheel kate winsletradio days allen

ipotesi di complotto gibsondi Stefano Faloticofuori controllo gibson


In un annus horribilis, funestato dal Covid, ci accingiamo alla prossima notte degli Oscar in religioso silenzio contro le scriteriate opinioni sballate di Mereghetti poco d’annata ed evviva ogni Spielberg di fantascienza rinnovata!


19 Apr

nomadland mcdormand

Che sia dannato o di migliore annata, l’importante è che il Cinema venga totalmente ripristinato ai suoi antichi fasti e ardori. Dunque, sta per ripartire la festa. A lei, signora della notte nera, non parte la Ford Fiesta? Io sono Arthur Fonzarelli, cioè Fonzie dei glory days di Bruce Springsteen. No, di Happy Days. Sono il Boss della canzone I’m on Fire. Le aggiusterò tutta la carrozzeria, smaltandogliela… Che sia il venturo 2022 un annus mirabilis da 2001 kubrickiano. Ah ah. Ah, mie uomini spregevoli e sprovveduti, ammalativi non di COVID-19, bensì della peggiore A.I.

Partiamo col pezzo da David Fincher, no, da David Foster Wallace italiano di falotica, astrusa e cervellotica scemenza cazzuta, spero, geniale o soltanto pedagoga, probabilmente educativa, dunque comparativamente simbiotica o solo sinonima, soltanto psichiatrica per diagnosticare ogni falsa intellighenzia da reparto pediatrico, cioè infantile e adatta a un mondo di deficienti che si credono adulti sapienti. Che tromboni deprimenti!

Eh sì, gran parte dei film candidati quest’anno agli Oscar non sono affatto piaciuti a Paolo Mereghetti, critico da “colonne portanti” della pagina Spettacoli del Corriere della Sera oramai da anni… irrecuperabile, no, volevo dire non ancora, pensa lui, pensionabile. Paolo è, a tutt’oggi, attendibile? Paolo, entrato da dritto o di diritto in tutti gli annuari ciclopici, no, enciclopedici della Critica recensoria dei film, no, nell’immaginario cinefilo collettivo soprattutto as Il Mereghetti, auto-sottotitolato(si) Dizionario dei Film. Che, a scadenze regolari, viene perennemente aggiornato e rivisto a mo’, forse, di Ciak la rivista generalista per eccellenza della nostra povera Italia popolaresca ove tutti si dilettano a essere tuttologi della min… ia, imparando bieche pappardelle a memoria estrapolate dalla terribile Wikipedia iper-qualunquista che è stata portatrice di danni disumani alla coscienza umana stessa non solo dello spirito critico dell’attuale Critica cinematografica, bensì della vita in generale. Parcellizzata, così facendo, da pseudo-caporali neo-laureati col Bignami che tengono molto in auge la falsa intellettuale Daria Bignardi.

La terribile, temibile, statene lontani, Wikipedia! Vade retro, Satana!

“Legalmente” letale per ogni tardo-adolescente e uomo ancora in fase puberale-adolescenziale auto-ingannevolmente persuasosi che basti enumerare ed elencare, un tanto al chilo, informazioni sterilmente nozionistiche assai superficiali per fare colpo su qualche ragazzina speciale che penderà dalle sue labbra fintamente ebbre e fameliche di scibile saccente più indigesto di un tiramisù mangiato assieme alla pancetta non di McDonald’s ma del suddetto panzerotto prematuramente sovrappeso, manco fosse un commendatore dalla panza piena, per l’appunto, della Destra più salviniana, ché s’atteggia da adulto in modo spaventosamente incosciente, sfoderando una classe (ig)nobile da pubescente amante della Scienza più falsamente acclarata sulla base precaria di conoscenze sommarie e assai provvisorie, improvvisate, più che altro da somaro incredibile.

Si crede dio ma non vi crede, contesta perfino Buddha, soffre di manie di onnipotenza da far paura all’anticristo e ragiona per stereotipie imbarazzanti e raccapriccianti, approntando tesi assurde da mettersi le mani nei capelli. Ha un diavolo per capello? Dinanzi a questo qua, un quaquaraquà, urliamo: oh, Signore, salvaci tu da costui, oh Gesù!

Egli cattura info filtrate e recepite unicamente in maniera mnemonica e assai stolta da demente sesquipedale ché crede, essendo un idiot savant impresentabile anche a Forrest Gump, di rappresentare invece l’esatto contrario, vale a dire il fenomeno “paranormale”. Egli s’interroga studiatamente, come no, sui fenomeni scientificamente irrazionali, dunque anormali. È un fenomeno anomalo o sol anonimo che, ahinoi, si sta espandendo a macchia d’olio.

Uomini di vera cultura, secondo voi, a quale generazionale fenomenologia possiamo accludere tale ragazzo inutile? Ah, quanta ignoranza abissale! Questo qui è inclassificabile ma tutto vuole catalogare e vivisezionare! Intanto, lei abbocca a tale semi uomo frequentante la rinomata Bocconi degli esaltati e stupida, no, rimane stupita dagli effetti speciali non della più avanguardistica CGI, bensì dell’androide bambolotto robotizzato dalle enciclopedie online scritte e redatte da androidi peggiori di lui. Lei perde cretinamente la testa per tale deep fake vivente in grado soltanto d’imbrodarsi e d’imbambolarla, recitando, a mo’ di Laurence Olivier de no’ a(l)tri, un numero d’informazioni impressionanti da lui diligentemente imparate, per l’appunto a memoria, più che altro appuntate, per fare bella figura dinanzi alla sua immagine allo specchio da Amleto della situazione ben conscio di non essere manco sanamente pazzo come il principe di Danimarca dell’omonimo capolavoro scespiriano. Egli è una tragedia incarnata davvero plateale. Platea, ridete, dai, su!

Sì, non è colto come Kenneth Branagh eppur dice di adorare Orson Welles, semplicemente perché non ha mai invero visto un suo film per intero ma, dinanzi alla sua immagine fessa, no, riflessa… nota che l’unica, incontrovertibile somiglianza immediatamente ravvisabile con Orson, eh già, è la misura extralarge non del cervello, bensì della taglia dei pantaloni da puro coglioncello cresciuto a meme, hotdog, la peggiore PlayStation e tante assortite, affini idiozie videoludiche tanto belle… Sì, egli è Cicciobello. Costui è una capra, un penoso cartone animato, un barboso e barbuto caprone dell’Argentario e confonde Luca Argentero con l’oro colato. Sì, su questo ha ragione, Argentero non è propriamente un attore molto dotato, no, dorato, gliene devo dare atto. Sebbene, debba io ammettere, altresì, che Argentero sia molto adorato. Da chi?

Stavolta, inconsapevolmente, confondendo gli asini dell’Argentario col pastore tedesco, mandriano della recitazione in cerca di pecorine, no, pecorelle smarrite, il ragazzo pecoreccio alla Ezio Greggio che denigra Dario Greggio in modo tristemente televisivo, essendo lui cresciuto con Striscia la notizia, colpì nel segno a mo’ di arciere di The Witcher. Ah, le ancelle amanti del pesce lesso Henry Cavill, il quale è più inespressivo del vero cacciatore di streghe del videogioco omonimo, sono sue fan accanite, dicasi anche frustrate mai viste che vedrei bene nel prossimo film di Robert Eggers, no, di Dario Argento. Nei panni delle donne educande, prede vulnerabili che manco un serial killer vorrebbe trombare, no, sgozzare perché poi Barbara d’Urso lo inviterebbe a qualche trasmissione ereditatale, ereditale se amate la scrittura aulica, ereditaria se credete che il DNA si trasmetta in base alla genetica dell’albero genealogico. Ah ah. Ereditale, non L’eredità, altra boiata bestiale. Ah, il nerd odierno altri non è che il ritratto terrificante del profilo psicologico di un omicida seriale di cazzate co(s)miche che non ebbe le palle, a differenza di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, di confrontarsi almeno con un’appassionata del Cinema di Jonathan Demme. La vera amante di Demme si può riconoscere immantinente con un facilissimo quesito. Le si pone, davanti agli occhi, la scritta stilizzata Philadelphia (qui, corsivizzata). Se, alla domanda, lei cosa vi vede?, vi risponderà Tom Hanks, è apposto. Se invece vi replicherà, a mo’ di replicante bellissima ma tontissima come Sean Young di Blade Runner, vi vedo una sottiletta Kraft, è adattissima per il tizio tozzissimo e “tostissimo” sopra (de)scrittovi. Costui confonde il logo di Batman di Tim Burton con le macchie di Rorschach. A proposito di Orson Welles e Burton, lui è il nuovo Ed Wood. Piaciuto l’ammiccamento cinefilo?

La personalità di questo qui è racchiudibile, se volessimo essere sbrigativi in modo empirico e direttamente proporzionale ai suoi giudizi banali e precipitosi, schematici e insostenibili, a quella d’un ragazzo impubere ed ebete che considera il Batman, con Robert Pattinson, un vero capolavoro. Il film non è ancora uscito ma lui è già addivenuto a tale conclusione apodittica perché è appassionato di Matt Reeves e pensa di essere un genio come Andy Serkis… In verità vi dico che non è Serkis/Cesare e neppure il King Kong di Peter Jackson. È Gollum!

Ma non perdiamoci col bamboccione-bambagione-“bonaccione” nient’affatto bonazzone. Egli non è Bonaccini, il governatore emiliano-romagnolo, neanche Sean Astin, inconfondibile hobbit. Ha degli hobbies?

Lui è Sean di Stranger Things.

Ma ora torniamo a Paolino Paperino, no, a Mereghetti e alle sue fenomenali papere incommensurabili. Il Mereghetti!

Esagerato tomo di matrice archivistica da esegeta della mutua o da recensore d’un vademecum indispensabile, di stellette indicative, per ogni giovane marmotta? No, per ogni ignaro della Settima Arte che a quest’ultima si volesse approcciare ed alfabetizzare a mo’ di Bob De Niro/Max Cady di Cape Fear. Il quale, dopo essersi “acculturato” con Max il leprotto, si laureò senz’attestato in Giurisprudenza da avvocato del suo povero diavolo leninista-stalinista un po’ sciroccatamente comunista e vendicativo-giustizialista contro un ipocrita da cui non fu doverosamente difeso ma malvisto, incarnato da Nick Nolte, un immenso bigotto fascista! Classico uomo piccolo borghese che riterrà le teorie di Mauro Biglino, da quest’ultimo emesse contro ogni cattolica messa e contro la Sacra Bibbia in modo giudicato blasfemo, eh sì, una bestemmia meritevole del suo moralismo anacronistico non aperto al revisionismo più possibilistico. Sì, Nick Nolte reputa Biglino un biblista, no, un ballista. Mereghetti, invece, non ama molto JFK di Oliver Stone, in quanto da lui reputato un film troppo retoricamente complottistico. Allo stesso tempo, però assegna quattro stellette a Una storia vera di David Lynch, ritenendolo una chandleriana poesia dolente della quotidianità più mansuetamente lirica. Mentre, all’identico Nomadland di Chloé Zhao dà un voto mediocre. Sostenendo pazzescamente che la regista, in modo troppo ricercatamente minimalista, pare essere più di Sinistra, no, preoccupata di riprendere un bel tramonto da Sol levante con in sottofondo la musica suggestiva di Ludovico Einaudi, maestro delle colonne sonore intimiste, anziché spiegarci il pietismo-patetismo ingiustificabile di una donna che, in fin dei conti, potrebbe superare il lutto incolmabile della tragica perdito del marito, andando a letto col personaggio interpretato da David Strathairn.  Sì, che riempisse la ferita dell’animo non cicatrizzabile (solo quella?), con una scopata indimenticabile! No, Frances non vuole cornificare suo marito, anche se lui è morto e sta lassù fra le stelle. Per addolcire il fegato amaro, forse mangerà un maritozzo.

E Mereghetti questo non lo capisce. Testardamente! Così come non capisce perché il Serpico di Sidney Lumet, alias Al Pacino, denunci i colleghi corrotti per rovinarsi la vita. Eh già. Aveva pure la biondona e un buono stipendio, suvvia, pirla! Bastava che si prezzolasse e non sarebbe finito “pateticamente” barbone.

Secondo il “metodo scientifico”-ermeneutico alla Umberto Eco, no in stile mereghettiano, perché Paolo, se la pensa in maniera così intransigente, assegna allora tre stellette a Gli invisibili con Richard Gere?

Paolo afferma perennemente che il grande Cinema debba evocare suggestioni suadenti senza la pretesa di voler insegnare alcunché a scopo pretenziosamente didattico, cioè deve raccontare una storia senza necessitare di scolastiche spiegazioni pallose. Mi spiego? Però non si spiega come mai Paolo veneri giustamente La morte corre sul fiume ma abbia ritenuto troppo ermetico Mank di Fincher. A tal proposito, Mereghetti asserisce altresì che non importa se la storia narrata in una pellicola sia romanzata o meno. Però, idolatra Rashomon e non concepisce, allo stesso tempo, perché mai il defunto padre di David Fincher, prima di morire, abbia voluto riscrivere la genesi di Quarto potere.

In verità vi dico che Mereghetti adora donne da Un uomo tranquillo di John Ford, da lui molto Joe D’amato, no, amato. Paolo si delizia con donne osé, no âgée, calme e sensibili, forse solo senili come Piera Detassis e dunque Paolo non può essere un John Lennon ante litteram con la Yoko Ono di turno. Secondo me, Paolo dovrebbe guardare qualche film con attrici da “Oscar” quali sono le asian girl(s) del Cinema ove si recò Travis Bickle di Taxi Driver, al fine coerentemente, mentalmente masturbatorio di stimolare le “palline vuote” che dà molto alla cazzo di cane, come si suol dire, ai film da lui stroncati e censurati, no, castrati, no, fottuti con disdoro da critico impeccabile pagato a peso d’oro. Scusate, si è fatto tardo e una tardona, no, tardi. Dopo aver rivisto Il processo ai Chicago 7, voglio guardare Borat 2.

Domanda per ogni Mereghetti in erba: Forrest Gump e John Lennon, i quali compaiono assieme in chissà quale film… di Robert Zemeckis, sono entrambi idioti o tutti e due sono dei geni inarrivabili? Geni inteso in senso metaforico e/o lato, non b. Insomma, sono geniali o, in base alla genetica di ciò che nasce dall’accoppiamento dei genitali dei genitori, sono nati male? Sono degli aborti? Imagine… cantò John. E certo… Utopia purissima. Se fosse ancora vivo, Lennon saprebbe spiegarmi come mai una donna stupenda va, per esempio, da un ragazzo down e lo tratta con compassione? Poi, mentre accavalla le gambone, gli porge un sorrisino delizioso e stronzissimo, dicendogli: – Sei un bel ragazzo, ce la farai, dai. In bocca a lupo, bello guaglione.

Quindi lo saluta da volpona, forse da lupona, sposando il ricco rincoglionito Mick Jagger. Tanto privatamente la dà a un toy boy da Madonna-Ciccone. Sì, in effetti John Lennon era un genio. Non aveva capito un cazzo della vita, vero? Sì, era un simpatico idiota. Ovviamente… Mentre il personaggio della McDormand di Nomadland, secondo Mereghetti, è una vecchietta maschilista in menopausa, no, una femmina dai tratti mascolini, altresì machista con Maciste, no, masochista che potrebbe tranquillamente godersela perché è inutile, a suo avviso, penarsi e piangersi addosso, volendolo prendere in culo ingiustificatamente e inconsolabilmente a raffica.

Mereghetti è uguale a John Lennon o a Forrest Gump? Su questa domanda da futuri premi Oscar, no, Pulitzer o Nobel, vi lascio segarvi di elucubrazioni affinché possiate fornirmi una risposta da intelligentoni oppure da coglioni? Comunque, in passato disprezzai Tom Cruise. Penso che Tom sia Jerry, no John Lennon. Disse che gli psicofarmaci non servono a nulla, sono soltanto un palliativo e un alibi artificiale per non ammettere di non farcela in questa vita che è durissima. Sì, il mondo è duro come qualcosa in mezzo alle gambe davanti a Nicole Kidman tutta ignuda. Ecco perché Tom è the man, è Tom Cruise, sì. Perché è un grande attore. E spinge di burro, no, di brutto. A Tom Cruise non interessava essere Stanley Kubrick. Ma, sul set di Eyes Wide Shut, si alzava alle tre del mattino e, se Nicole di bagnava, no, se lui sbavava, no, se sbagliava la scema, no, la scena, la rifaceva altre mille volte sino alla mezzanotte. Perché era ed è il suo lavoro essere Tom Cruise. Non voleva e non vuole essere Albert Einstein o Freud. Infatti, Tom è un genius. Einstein o Freud erano due imbecilli peraltro anche molto esteticamente e fisicamente cessi. Il primo elaborò la teoria della relatività. È per colpa, infatti, di Einstein se ci siamo sorbiti quella puttanata galattica di Interstellar. Nel 2021, la verità è che siamo ancora coi piedi per terra. Altro che odissee nello spazio. La gente vorrebbe andarsene da questo pianeta di morti di fame e baldracche ma non può raggiungere una galassia lontana. Cosicché, prende la vita a culo, osservando il fondoschiena di una donna astrofisica? No, super figa dal cognome Galassi. Mica la compianta Margherita Hack! Allora, si spara i film e, per non spararsi in testa, va a farsi curare, più che altro inc… are da psicologi freudiani. Che li psicanalizzano da porcelli anali, no, rifilando loro parcelle esosissime mentre imboccano l’infermiera di Arancia meccanica. Di mio, mentre i miei coetanei sono invecchiati in quanto “arrivati” chissà dove, grazie alla mia “pazzia” equilibrata, sono ritornato bello come Tom Cruise? No, come Cooper. Cooper, chi? Gary o McConaughey della stronzata spaziale di Nolan succitata? Io sono l’agente Cooper di Twin Peaks. Sapevate che sarei tornato. La vostra scienza come se lo spiega? Mereghetti, invece, darà finalmente, prima o poi, quattro stellette dell’Orsa Maggiore a Figli di un dio minore?

Ora, se vogliamo scherzare, diciamo pure che sono un bambinone. Se vogliamo parlare seriamente, sono di un altro Pianeta e su questo non ci piove. Dunque, attaccatemi e deridetemi ma arriverà La guerra dei mondi. Arriverà il dolore! Evviva la fantasia più limpida e linda, evviva Steven Spielberg e il suo Cinema “infantile!”. Perché solo chi resta Peter Pan può amare alla follia la vita e il Cinema!

hook robin williams

A tutti gli altri, lasciamo il loro cinismo da vecchiacci, da ritardati, da gente che abbisogna di diagnosi e speculazioni deduttive per non rendersi conto di essere il nulla. Essi vivono o essi sono un immane buco nero? Ricordate: il buco va riempito! Ah ah.

Stephen Hawking non poté, io sì.

 

di Stefano Falotico

LA DONNA ALLA FINESTRA: perché parlate sempre di Tarantino e Paul Thomas Anderson, menzionate e celebrate il grande Joe Wright


21 Mar

donna finestra poster amy adams

Ora, non so se Stallone sia diventato Andrea Roncato a livello fisionomico. Che poi… ci si sbaglia sempre tra la fisionomia e la fisiognomica, cioè il ramo pseudo-scientifico che, in base ai suoi discutibilissimi criteri del tutto opinabili, avrebbe l’ardire di giudicare la personalità e la conseguente psiche o viceversa di una determinata persona. Ma cos’è la “profilazione” psicologica di Mindhunter? Ma per piacere…

La vita vera non è una serie televisiva.

Leggete semmai il mio libro Bologna insanguinata e capirete che io riesco a citare mille volte nel mio libro il grande Andrea Roncato, re del trash goliardico più sboccatamente felsineo, pur conservando una suspense narrativa à la Il silenzio degli innocenti.

In questo mio libro, cito Zodiac ma riferisco anche di essermi eccitato più volte sull’attrice Valeria Cavalli. Presente sia in Zodiaque per la regia di Claude-Michel Rome che in Zodiaco di Eros Puglielli.

Presente sia ne La tenda nera che ne La freccia nera.

Se volete vederla fare sesso, guardate l’inizio del film Il caso Martello. Ci diamo nel martellino, eh?

Se volete vederla ignuda, osservatela in Le Grand Patron.

Chiedo ora pardon se, nelle righe precedenti, mi son lasciato prendere la mano…

Per questa cazzata, vorreste forse operarmi l’amputazione di qualcosa… a mo’ del desiderio mostruosamente proibito di Buffalo Bill? Dai, ca… zo.

Ora, se una persona, sì, codesta dovesse autodeterminarsi in base a questa stronzata quasi peggiore delle teorie del Lombroso, eh sì, diverrebbe subito materia di studio.

Invece, se vedo Can Yaman, non essendo io omosessuale, penserei che trattasi di Schwarzenegger dei poveri su viso alla larga ricordante Kabir Bedi. Il reboot di Sandokan, peraltro, è stato realizzato o no?

Secondo Diletta Leotta, Can, attore cane, è un uomo da sposare. Per forza, le dona tutti i gioielli.

Pulisce i fornelli, la soddisfa pienamente a letto e le regala tutti i cani che vuole per accarezzarne altri oltre al suo. Una vita amabile, insomma, cagna.

Ecco, Bedi è uguale a tutt’oggi all’inquilino del settimo piano del mio palazzo, ovvero il sig. Tringali.

Ultimamente, il Tringali ha avuto varie sfighe. La moglie era ricca come Yaman, da me ribattezzato anche Aquaman semi He-Man. Ma fu Tringali che le donava i gioielli. Infatti, ora Tringali non ha un cazzo. No, il suo, credo che ce l’abbia. Economicamente, è a pecora dopo il divorzio che l’ha messo a novanta.

Sì, per molto tempo vissi da Bob De Niro di Hi, Mom! Variazione folle-psicotica e borderline sul tema del personaggio interpretato da James Stewart ne La finestra sul cortile. Ovviamente, puro Cinema depalmiano ispirato all’Hitchcock migliore. Femme Fatale docet.

Comunque, fra la Kim Novak de La donna che visse due volte, Grace Kelly e Rebecca Romijn, non scelgo nessuna perché le prime due sono morte, io non sono necrofilo e la terza, ex Stamos, deve avere avuto più amanti dell’ex moglie di Tringali.

Sì, non voglio venir affetto da alcuna topa, no, da nessuna malattia venerea. Come tutti gli uomini, però, voglio venire al dunque… Con calma, senza eiac… one precoce.

Quindi, non perdiamoci in masturbazioni… Badiamo al sodo in modo dritto e spedito giustamente godibile.

La mia lei è molto bella, molto più sexy di Diletta Leotta. Sinceramente, Diletta è una mig… ta.

Una come la mia lei, eh sì, miei belli, voi la vedrete col binocolo.

Non so com’abbia fatto a innamorarsi di me. Parlammo per molto tempo assai privatamente, cioè su WhatsApp e Messenger.

Io tentai in ogni modo di dissuaderla dallo sbloccarmi dal mio isolamento.

Onestamente, fui io ad approcciarla ma me la feci nelle mutande. Adesso, lei mi fa senza mutande.

Questa è la verità, nuda e cruda. E dire che provai in ogni modo a non incontrarla. Non volevo patire pene… dell’inferno.

Le dissi che, in passato, fui diagnosticato depresso incurabile, social-fobico insanabile, che mi addebitarono pure la patente, erronea ed orrida, di Elephant Man con disturbo paranoico delirante.

Lei invece credette subito che fossi un genio come Gary Oldman. Da quando io e la mia lei stiamo assieme, anzi, dal nostro primo incontro reale, è trascorso quasi un anno. Un anno speciale. Ho detto anno.

Per noi tutti è stato un anno orribile. Ma l’amore m’ha salvato. Se voi state male a causa delle quarantene poiché state troppo tempo in casa e perciò vi sentite depressi e inutili alla società, pensate piuttosto che un genio come Brian De Palma sono anni che non fa un cavolo, al che vi sentirete risollevati.

Altrimenti, guardate un porno e rimanete dei voyeur frustrati. Che vi devo dire? D’altronde, io sono un libertino. No, un liberale. Ognuno, secondo me, può fare quel c… zo che gli pare. Basta che non rompa le palle al prossimo.

Che poi… non è del tutto vero. Lo è, diciamo, a livello approssimativo. Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, eh già, rompeva le palle, eufemisticamente, alle donne.

Cioè, fatemi capire… erano donne soltanto all’apparenza? Cioè, sotto sotto, erano dei bestioni come Can Yaman? Può essere. Appurate voi, uomini (im)puri.

La mia lei abita lontano da me. Dunque, da un bel po’ non possiamo essere realmente, tangibilmente passionali come Gary Oldman e Uma Thurman prima che essi litigassero furiosamente.

Talvolta, io e la mia litighiamo in modo estremamente furioso. Anche Gary litigava sempre, come detto, con la Thurman, anche con la Rossellini, però.

No, credo che io e lei non ci lasceremo. Quando non possiamo amoreggiare davvero, tranne virtualmente, io riguardo Panic Room e rivedo Mank del grande David Fincher.

Jodie Foster mi piace molto ma non ho i soldi di Can Yaman per corteggiarla. Poi, Jodie è lesbica.

Quindi, non ci sono c… zi da fare…

Venero Gary Oldman ma non sono gay.

Ecco, Joe Wright è un gigante. Espiazione è un film magnifico. Se volete sapere cosa sia un piano sequenza magistrale, lasciate stare gli incipit di Omicidio in diretta e de Il falò delle vanità…

Lasciate stare le soggettive di Hitchcock e quella di John Carpenter nella scena d’apertura di Halloween.

Sì, nella mia vita finii in “manicomio” come Michael Myers e i miei coetanei mi considerarono afflitto da agorafobia.

Sono bravo a scrivere come Alessandro Manzoni ma non soffro di alcuna patologia, purtroppo.

Dico purtroppo perché mi sarebbe piaciuto essere un demente come Can Yaman.

Lui pensa di avere tutto nella vita. Invero, non ha niente. Perché, senza una bella mente, puoi arrivare solo con Diletta Leotta e non altrove. Se invece sei Russell Crowe di A Beautiful Mind, sei anche schizofrenico.

Comunque, puoi avere lo stesso Jennifer Connelly…

La Leotta è carina ma deve avere il cervellino di una gallina. Dopo aver fatto sesso, Can e Diletta come passano il tempo assieme? Guardan(d)o Uomini e donne? Che vita di merda.

Invece, io sono “soltanto” trasformista come De Niro e Oldman. Sono isterico, nevrotico, creativo e non un cretino.

Fra l’altro, sono l’unico al mondo che ancora si ricorda che De Niro doveva girare il film Scared Guys per il regista di Galaxy Quest, cioè Dean Parisot.

Insomma, il mondo è popolato perlopiù da tamarri, da scemi e da sceme.

Di mio, mi piace essere spiritoso, essere burlesco, essere teatrale. E, a proposito di Teatro, idolatro il soliloquio di Amleto, eh sì, essere o non essere?

Uscire o non entrare? Con la mia lei esce ed entra regolarmente, senza bisogno di Viagra.

Talvolta, rimango solo amletico se entrarle più in azione o rimanere in folle…

Lasciando che, intanto, sospiri versi non propriamente scespiriani…

Mi spiace aver deluso i matti che volevano farmi credere che abbisognassi di farmaci neurolettici perché sono troppo “aggressivo-passivo”. Loro sono succubi attivi?

Sì, lo sono. In passato me lo diedero metaforicamente in quel posto, adesso si fottano.

Sì, è stato un anno strano, davvero. A un certo punto, incontrai anche un tizio fuori di testa, veramente. Ecco, io do l’impressione di essere una persona in difficoltà.

Al che, alla vigilia del mio compleanno, costui mi mostrò una foto di Julianne Moore in posa molto sensuale.

Poi, dopo che discutemmo di Cinema, “spiritosamente” mi disse a mo’ di chiaro sfottò: ricorda, Stefano, il film più bello del mondo non è Quarto potere, bensì Forrest Gump.

M’invitò più volte a casa sua. E io mi misi a registrargli una prova recitativa, con la mia voce, del Primo Canto della Divina Commedia.

Trovò dunque una scusa bella e buona per allontanarmi. E nei giorni seguenti aggiunse: non scrivermi né cercarmi mai più.

Sì, sono spesso taciturno e la gente pensa che io sia un “ritardato”. Quando inizio a recitare, vedono un “mostro” di bravura e non ci capiscono niente.

Perché il mio discorso non fa una piega. Avendo una vita “normale”, non sono mai stati costretti a portare la mente a un livello a loro ignoto.

Parlano solo di donne che non tromberanno mai, di donne che li hanno respinti e che loro, per rabbia, hanno stalkerizzato. Parlano che domani devono farsi il culo col lavoretto “dignitoso” per pagarsi le bollette e forse le bollite che raccattano sui viali. Tutta gente, insomma, che non vale una minchia. Sì, penso di soffrire anche di disturbo narcisistico di personalità. Riesco a essere sia Gary Oldman di Léon che Jean Reno, pure di Ronin. Se non vi sta/bene, chiamo la Neuro.

di Stefano Falotico

Mank di Fincher, che film! Il fascino di Gary Oldman e di Orson Welles e la classe non è acqua, infatti è meglio la Coca-Cola


05 Dec

oldman mank

Insomma, questo Fincher è un bel provocatore. Quasi alla pari di David Cronenberg che nutrì riserve nei riguardi di Shining. Fincher critica Orson… Soffre di blasfemia?

Be’, nella mia vita non ho combinato nulla di buono. Non c’è che dire. Se vossignoria volesse recarsi su Amazon, IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dati alla mano constaterà che stiamo parlando (utilizzo il plurale maiestatico da buffone di corte e scemo del villaggio…) di una persona, cioè il sottoscritto, che nella sua inutile, “improduttiva”, fallimentare (in)esistenza anodina, “anti-emotiva”, asociale e accusata di essere affetta da chissà quali strane, psichiche turbe irrisolvibili da parte di gente “rispettabile” che sa come si st(i)a al mondo, ha scritto pochissimi libri… la cui quantità può rivaleggiare con l’ipertrofica verve letteraria, non so se lessicale, di Stephen King.

In tale mio annotabile excursus bibliografico-autobiografico-esistenziale spaventosamente abissale, non so se da annotare in qualche atto notarile o apprezzato dalla bella società di animali, sciacalli delle emozioni altrui che loro spolpano a mo’ di sanguisughe importanti a livello sociale, rilevanti nella gerarchica scala piramidale da squallida catena alimentare, spuntano libri altamente polemici contro i falsi apparati psichiatrici e para-istituzionali. Dopo la morte insegna…

Un libro “doccia fredda” a mo’ di J’Accuse à la Roman Polanski.

Compaiono altresì saggi monografici, anche tradotti in inglese, su Scorsese, il succitato Cronenberg e John Carpenter. Sono ravvisabili opere noir erotiche che certamente infastidiranno le persone bigotte che rideranno in modo ipocrita sulle modelle da me inserite nelle rispettive cover, dando loro la patente di mign… te.

E risalta un mio libro che ovviamente leggeranno quattro gatti, cioè La leggenda dei lucenti temerari.

Ah, che coraggiosi…

Mentre, in questi giorni, assieme al mio editor personale st(iam)o lavorando a Bologna insanguinata.

Be’, debbo ammettere che, specchiandomi, rividi me stesso (non tanto messo bene o troppo superiore agli altri per potermi rispecchiare nelle loro deficienze bruttissime), denudato di ogni falsa maschera appioppatami. E rinvenni, anzi riesumai il mio viso, ringiovanito di colpo, similmente a Gary Oldman del Dracula di Coppola. Una donna mi vide camminare per strada. Non le succhiai il collo, al massimo le guardai il c… lo, ma lei, quasi (s)venuta dinanzi alla mia beltà da “miserabile”, dirimpetto alla mia rinnovata, ancora molto bella età, volle vampirizzare qualcos’altro…

Oh me, povero tapino, oh, uomo meschino. Che ci fa in questa società infida e cretina?

Costei, non rimanendo fatta da me, bensì solo stupefatta, se la fece nelle mutande? Stupita, stupida o forse da me non cagata? Non lo so. Ah, sono un pis… letto.

Sono un uomo fedele e non posso tradire la mia lei.

Come sapete, la Universal realizzò molti film sui grandi “mostri sacri” non della recitazione come Oldman, vero attore monstre, bensì sulle creature orrifiche più fighe della storia, il cosiddetto Monster Universe.

Di mio, ho un emotivo universo da proteggere. Non c’è verso che qualcuno sappia scrivere meglio di me, maestro di tutti i versi. In passato, onestamente, fui solo… molto introverso. Alla mia lei dedicai e dedico tuttora poesie molto più delicate di quella eccitata, no, citata dall’Oldman di Mank, da lui recitata dinanzi ad Amanda Seyfried. La cui pronuncia esatta è “saifred”. Come per dire, donna, se hai freddo, ti scalderò col mio mantello.

E, giocando di associazioni “linguistiche” e di rime baciate, assai eccitanti e stimolanti, anche con quello… A Marion Cobretti, Brigitte Nielsen offrì la sua bellezza. E Stallone di Cobra seppe bene che le patate potevano affogare nella salsa. Forse anche nella Lambada. O no?

Ah, Stallone, uomo allampanato, assai invecchiato, incartapecorito e un po’, forse, in Rocky… un finto ritardato. Uomo pallido però palestrato, forse solo mentalmente appannato, che andava spronato o forse solo abbronzato al tepore di una lampada caliente. Ah, il calore! Stallone starebbe bene anche ossigenato, uomo proletario giammai patinato. Ma al Cinema spesso appare platinato. Gary Oldman è un attore esagerato.

Dopo aver furiosamente litigato con Uma Thurman e con Isabella Rossellini, pazza conclamata più del suo fu David Lynch, più violenta di alcune scene di The Irishman di un altro suo celeberrimo ex, cioè Scorsese Martin, lasciò Gary per andare con un Paisà. Sì, poteva essere sposata a un attore magnifico ma preferì ritirarsi a vita bucolica, quasi da zotica, bagnando nel latte i Pavesini. Solo quelli, però. Ah ah.

Di mio, sono camaleontico come Oldman. Infatti, sono l’unico uomo che, nei momenti miei più allucinati e duri, riesce a delirare più di Gary di Léon, riuscendo però a mantenere intatto un carisma da Jean Reno. Sì, in quegli attimi orrendi, cado in stato catatonico. Raffrontabile alla recitazione mono-espressiva del co-interprete di Ronin. Comunque, non guido una BMW, neanche una Renault.

Il mio primo libro fu pubblicato quando ebbi venticinque anni. La stessa età in cui Orson Welles uscì col suo epocale Quarto potere. A differenza di Orson, patii un calvario ingiusto identico a quello passato da Tim Robbins de Le ali della libertà. Entrai nella mia Rita Hayworth e, sotto una pioggia liberatoria, compresi che molta gente dovrebbe lasciare perdere le compresse. Se è cascata nel tunnel non di The Shawshank Redemption, bensì della droga, io posso aiutarla.

Infatti, non ho mai fatto uso di stupefacenti. Sono stupefacente dalla nascita. Al massimo, me la tiro, fumo parecchio e adoro Dulcinea del Toboso del Don Chisciotte della Mancia. Insomma, dulcis in fundo, non sono Dracula. Forse Wolfman, detto anche lupus in fabula.

Sì, sono un favolista, un uomo favoloso. Dai tratti spigolosi eppur dolcemente schiumosi. Un uomo cremoso… Uomini, se litigherete con la vostra lei, regalatevi Intesa Pour Homme. Ci siamo intesi?

Che voglio dire? A me il dopobarba lo regala lei. Non sono omosessuale.

Dunque, fatevi i caz… i vostri. Oppure, fatevi una canna. Basta che non mi rompiate più la panna… Comunque, non voglio più appannarmi, nemmeno apparire Narciso… Lo sono.

Gary Oldman ed Orson Welles sono indiscutibili, invece. Beati loro. Di mio, metto sempre in discussione anche i miei libri più belli della sceneggiatura di Citizen Kane.

Sì, sono un critico di Cinema, soprattutto di me stesso. E rifletto sempre prima di riflettermi nelle altrui sceme(nze). Posso dirvi che se pensate di essere più bravi e belli di me, ne possiamo discutere. Sì, vi concederò trenta minuti al giorno in salotto. Siete felici? Nelle restanti ore, devo fare altro…

Debbo anche assistervi, no, asserire che, per un tempo infinito, amai Al Pacino e Bob De Niro alla follia. Non amai altro, neppure me stesso. Intanto, Al amò Diane Keaton e tante altre donne. Mentre De Niro pare che sia stato anche con Moana Pozzi durante le riprese di C’era una volta in America.

Non credo nei buonismi e nei buonisti. D’altronde, Non ci resta che piangere…

Sia Massimo Troisi che Roberto Benigni stettero con Moana. Ecco, se voi pensate che il direttore della RKO Pictures versò lacrime vere assistendo al funerale di un suo “amico” suicidatosi, non avete capito nulla della vita.

Nemmeno di Mank. Neanche dei monchi… che siete.

Comunque, se pensate che essere comunisti significhi il predicare banalità e bontà a buon mercato, accattivandovi le simpatie del popolo con video su YouTube in cui, facendo maieutica critica, v’illudete di essere dei divi, guadagnando soldi con le visualizzazioni, siete Mel Brooks di Che vita da cani! Cioè dei bastardi capitalisti. Se non conoscete invece la differenza fra socialismo e comunismo, ve la spiega Oldman/Mankiewicz nel capolavoro di Fincher. Fincher è uno stronzo e non è vero che Orson Welles fu immaturo. Va altresì però ammesso che Mank è un capolavoro. Non è al contempo Quarto potere.

Detto ciò, a Fincher preferisco David Lynch. E credo che, al posto di Peter Finch di Quinto potere, premiato postumo, avrebbe dovuto vincere De Niro di Taxi Driver.

Ora, se credete che Oldman sia più grande di De Niro solamente perché ha poco meno di vent’anni meno di lui e, a differenza di Bob, non ebbe la stessa fortuna, guardatevi Niente per bocca. Cosa voglio dire? Che avete, sinceramente, poco da giudicare le vite degli altri. E che De Niro rimane più grande di Gary. Sebbene entrambi siano doppiati da Stefano De Sando. Secondo me, se a doppiarli fossi io, tutt’e due sarebbero più grandi di Orson Welles. E ho detto tutto…

Amici, non è che mi farete la fine di Oldman in Air Force One? Più che un comunista arrabbiato e in lotta contro il capitalismo personificato dal Presidente degli Stati Uniti, Gary, in tale film, appare come un idiota che inserisce stories su Instagram in cui, atteggiandosi da mitico Oldman, pensava che sarebbe diventato un dio della recitazione grazie a due mi piace in più di qualche donna più deficiente della Rossellini. Cioè, il Gary identico alle donne e uomini che oggi imperano…

Vi do un consiglio da “coniglio” quale sono: i grandi attori e i grandi uomini, le grandi attrici e le grandi donne non si misurano dal ranking dei social network e dalla loro faccia da culo spiccicata a quella di Brad Pitt. Non so se di Fight Club… Ecco, di mio, se per qualche sfiga dovessi morire prossimamente, forse sui grandi schermi, la mia lei direbbe questo: a suo modo era un grand’uomo…

Comunque, la mia lei è più bella di Marlene Dietrich e io sono molto più magro dell’Infernale Quinlan.

Non riesco a capire per quale motivo sia rimasta affascinata da me. Non lo so. Credo che le piaccia Gary Oldman… E dire che pensavo di essere De Niro. Concludo con un piccolo grande uomo? No, aneddoto. Due mesi fa, un tipo grassottello alla Welles, insomma un ragazzotto pienotto con ambizioni da regista, mi contattò su Messenger:

– Lei è Falotico? Guardi, sono un futuro genio del Cinema. Le devo dire la verità, Falotico. Lei è uno sfigato come Mankiewicz. Ma ho letto alcuni suoi libri e vorrei che scrivesse la sceneggiatura del mio film d’esordio. Accetta l’offerta?

– No, grazie.

– Perché mai?

– Lei non è Orson Welles.

– Che modi sono? Le ho detto che io sarò un titano del Cinema.

– Va bene, lo credo. Al momento però non voglio rimediare altre figure di merda. Sa, non vorrei che venisse rovinato tutto…

– Guardi che lei è già rovinato…

– Non ha capito niente. Caro Orson Welles dei poveri, ho un breve messaggio. Glielo posso riportare? Amico, baciami il cu… il cuore…

Ora, non so se Quarto potere sia il film più bello del mondo. So solo che Non finirà di Enrico Ruggeri è magnifica. Penso che Shining non sia il capolavoro che si dice… questo, in work in progress, sarà più bello.

di Stefano Falotico

 

Il programma del Festival di Venezia è troppo “serioso” e fintamente autoriale, meglio un mio short movie in stile Ed Wood-Tommy Wiseau misto al Paul Morrissey underground-noir torbido come i miei baci veri!


29 Jul

uomininudilocandinaanne heche donnie brasco

Innanzitutto, qual è film più bello di tutti i tempi?

Il tanto osannato Quarto potere? Il settimo sigillo?

Suvvia, non diciamo stronzate. E non voglio neanche più sentire la balla colossale secondo cui L’esorcista sia un capolavoro. Ma smettetela. È datato più di mia nonna materna. La quale è morta e, malgrado fosse più religiosa fanatica e maniaca di Ellen Burstyn, ha sempre pensato che l’unico diavolo esistente nella storia dell’umanità fosse e sia il sottoscritto. Sì, dall’aldilà, crede che io sia dio ma non ha mai visto Il signore del male, un film diabolicamente paradisiaco. Ah ah.

Sì, Prince of Darkness è forse il film più bello di sempre assieme a Twin Peaks: Il ritorno. Ché non è una serie televisiva.

Ci rendiamo conto cos’ha fatto David Lynch? Inizia con un episodio ove ci viene generosamente mostrato ignudo uno dei lati b più sexy della storia, cioè quello di Madeline Zima. Dopo pochi secondi, appare qualcosa di stranissimo su uno schermo nero che sembra un oblò, il vetro di una lavatrice.

Quindi, come per miracolo, Dougie Jones ritorna a essere l’agente Cooper senza dare spiegazioni a nessuno.

Pronuncia solo l’oramai leggendaria frase: I’m the FBI.

Un capolavoro impressionante capace di riportarti indietro nel tempo, anzi, ai tempi quando alle scuole medie si passava il tempo a immaginare se Elizabeth Berkley di Bayside School si sarebbe, un giorno, mai completamente denudata in un film vero e proprio. Poi uscì Showgirls e Kyle Maclachlan, in piscina con lei, capì in ritardo che Isabella Rossellini di Velluto blu fu solo una frigida.

Sì, premettiamo subito che il programma del Festival di Venezia di quest’anno è veramente penoso. Hanno dimezzato, a causa dell’emergenza sanitaria tuttora fortemente vigente in molti stati, quelli Uniti in primis, i titoli in concorso e Alberto Barbera, ammalatosi di esagerato patriottismo e nazional-popolare più inquietante di una canzone fintamente polemica di J-Ax (personaggio altamente discutibile che, giocando in maniera furbetta sui disagi adolescenziali, canta ai giovani, già andati a puttane, ciò che voglio/ano sentirsi dire per una magnificazione dell’impubere esaltazione fanatica più beceramente figa in vomitevole, “griffato” stile Amici, insomma un fake miliardario), vi ha dato dentro con le pellicole tricolore.

Inaugurando addirittura la kermesse con Lacci di Daniele Luchetti. Grande amico di Moretti Nanni, presente peraltro in Aprile. Non solo.

Storici i suoi cammei, infatti, in BiancaPalombella rossa e La messa è finita.

Invece Nanni, attesissimo con Tre piani, titolo metaforico di un film suo, come sempre segretissimo, incentrato sulle tre istanze principali scoperte da Freud su cui si baserebbe, stando a questo fottuto e bacato padre della psicanalisi, la personalità, sarà assente a Venezia ma, in Caos calmo, con Isabella Ferrari adottò lo stile alla Jung/Michael Fassbender di A Dangerous Methos praticato a Keira Knightley, con tanto di unghiate molto “analizzanti” la Ferrari stessa. Una scena, no, una scema che secondo me, malgrado il successo regalatogli da Gianni Boncompagni, ex famoso filantropo dei cavoli suoi, forse delle cavolate, e “sostenitore” pure di Ambra Angiolini & company, è identica nella sua personalissima vita privata al personaggio da lei stessa interpretato ne La grande bellezza.

Ovvero una frustrata depressa cronica, con tanto di pastiglie Chrono psicofarmacologiche, utilizzate dai brutti quarantenni di Caro diario, che forse è persino più “schizofrenica” di Sabina Spielrein.

Mah, alle donne come Sabina, ho sempre preferito il Ratto delle Sabine. Leggenda dell’antica Roma sicuramente più attraente della vacuità di certi ambienti capitolini ove la cosiddetta alta borghesia concima la sua tristezza esistenziale, aspettando il nuovo spogliarello di Ferilli Sabrina invecchiata marcia, cantando sui trenini con Raffaella Carrà. Insomma, la classica crème de la crème che a me, uomo alla Roddy Piper di Essi vivono, fa sinceramente cagar’.

Da tempo immemorabile, il sottoscritto riceve la patente di fallito ma, a differenza di Jep Gambardella/Toni Servillo, non ha pubblicato solo un libro. Bensì un’infinità di romanzi dei più folli, disparati e strampalati. Però hanno venduto pochissimo, dunque hanno incassato, non essendo io un marchettaro come Christian De Sica, assai meno dei film più impresentabili di Carlo Verdone.

Il quale, essendo sposato alla sorella di Christian, omaggiò suo cognato, dandogli la parte dello stronzo in Compagni di scuolaAn vedi che Amici miei… Parenti serpenti!

No, il suddetto film di Mario Monicelli non mi è mai piaciuto. Emana una scatologica amarezza peggiore de La grande abbuffata. A Marco Ferreri e a Isabella Ferrari, preferisco la Ferrari. Ma a volte non ho neanche i soldi per comprarmi una scatolina di cioccolatini della Ferrero. Che te lo dico a fare?

A Christian De Sica, preferisco Maillet Cristian. Ragazzo tornato a Bologna a lavorare sino ad autunno inoltrato. Mio amico da qualche anno a questa parte e “killer” à la Michele Apicella/Moretti di tale mio short movie decisamente amatoriale, dunque profondamente amabile.

Un cortometraggio dal “fiato corto”, come si suol dire, deboluccio cinematograficamente parlando ma girato con un’onestà intellettuale, un senso della poetica underground così (mal)sana, crepuscolare e radicale, oserei dire semplicemente esistenziale, da far spavento al miglior Andy Warhol con le sue magistrali “boiate”.

Corto quindi cortissimo (comunque, più lungo del tuo…) dalle atmosfere rarefatte, eccentricamente autocentrato sui miei primi piani da Totò felsineo di ascendenza non partenopea, bensì similare di origini meridionali, mescolato al Rust Cohle/Matthew McConaughey di True Detective dei poveri con esplicite allusioni, di natura “sopraccigliare” e fronte aggrottata (a)simmetricamente ammiccante alla mia autoironia da Mel Brooks più genialmente demenziale, ai neo-polar francesi girati co’ du soldi rubati a un clochard che se la tira da artista a Montmartre e non sa neppure cosa sia la Torre Eiffel.

Sì, un barbone italianissimo emigrato in Francia, per l’esattezza a Parigi, apparentato forse a Ninetto Davoli, un pasoliniano con la r moscia non figlia di Gianni Agnelli, bensì derivatagli da un bacio alla francese da lui generosamente dato, diciamo elargito gratuitamente, durante la sua primissima adolescenza da ripetente, a Raffaella, burina lupa della Garbatella che, a causa d’un succhiotto troppo potente, causò al disgraziato in questione un problema mandibolare peggiore di quello di Ronn Moss di Beautiful.

Ah, Ragazzi fuori di Marco Risi. Meglio un buon risotto alla marinara.

Questo succitato, all’epoca sovreccitato, ragazzo oramai pazzo squilibrato, a sua volta, fece sì che la sua mascella non si allineasse a una perfetta dizione della sua Lingua non propriamente raffinatissima. Poiché alle scuole medie, quando studiò la Rivoluzione Francese, nelle sue puberali illusioni da sognatore perso, credette davvero che un giorno sarebbe diventato il Re Sole ma, dopo il primo tradimento cagionatogli da Raffaella con un borgataro poco pulito e bello, ogni utopia perse e, al motto Libertéégalitéfraternité, preferì essere un samurai senza padrone. Lasciandosi andare completamente come Robert De Niro, da Ronin sino a The Irishman e Joker.

Di mio, mi salvai dal diventare Richard Gere de Gli invisibili poiché riguardai The Mothman Prophecies e compresi di non soffrire di alcun tipo allucinazioni né, a differenza dell’italiano medio, della sindrome da leccaculo da colui che, vanaglorioso, si crede poeta, santo e navigatore ma è più arrivista dello stesso Gere ne L’incredibile vita di Norman.

Malgrado sia stato di nuovo illuminato, non sulla via di Damasco, né abbia del tutto abdicato alle malinconie di Rossi Vasco, nonostante non mi sia adagiato neppure a fare solo passeggiate squallidissime da latin lover del cazzo lungo una via del centro bolognese, gergalmente detta altresì vasca da fighetti figli di puttanissima e busoni, faccio il bagno ogni due giorni, scrivo libri che vengono cagati da quattro “handicappati” come me, gironzolo vicino alla videoteca di Federico Frusciante alle due postmeridiane di un plenilunio più ammaliante e ispiratore dei caldi romanticismi affascinanti della mia attuale lei e, vicino alla scogliera del mio emotivo mare in burrasca, ho dimostrato al mondo intero, soprattutto a me stesso, il fatto inequivocabile che la psichiatria sia una stronzata e che Rocky, ribadiamolo, sia forse il film più bello del mondo assieme a Taxi Driver. E a quelli da me citati sopra.

E questo è quanto.

Robert De Niro rimane ancora il mio attore preferito assieme ad Al Pacino. La scena del diner in Heat, cazzo, docet. È gente cazzuta, questa. Mica come molti di voi, italiani spesso cazzoni.

Vi dichiarate tutti dottori ed espertoni. Vi bardate dietro la rispettabilità più ipocrita e siete invece solo dei gran cafoni davvero ignorantoni.

Mentre Johnny Depp, ora infognatosi con quella vacca di Amber Heard, in Donnie Brasco era da Oscar. Diciamocela!

Soprattutto quando litigò con sua moglie, Anne Heche, e tre secondi dopo se la scopò sulle scale con tanto di ciuffo sbarazzino da attore non laureato, però idolatrato ed adorato da Marlon Brando e istintivamente bellissimo, meravigliosamente carismatico di recitazione strepitosamente naturale.

Quando si dice… a lui viene benissimo… Di mio, sono Il coraggioso. Daniele Luchetti girò Mio fratello è figlio unico (film che vidi al cinema con una tizia amante di Moccia e Scamarcio, la sfanculai subito… mica tanto, dopo due anni), sono sempre più simile a Rino Gaetano e Lefty Ruggiero disse a Depp:

il mio unico figlio è un drogato, come la vedi?

Io non lo sono, però. Anzi, so baciare meglio di Al Pacino in Carlito’s Way. Come no?

Sì, morale della favola. A 40 anni, anzi, quasi 41, ho compreso che nella vita posso fare tutto. Anche perché è troppo tardi per tornare indietro e quindi educarmi a essere un povero idiota come tutti.

Se invece voi pensate che diverrete i nuovi David Lynch, non voglio disilludervi ma debbo dirvi la verità. Al massimo, pot(r)ete farvi dei film, cioè delle stories su Instagram.

Lasciate stare il Cinema. Tanto non sapete amare, non sapete soffrire. Di conseguenza, non saprete mai filmare le emozioni in modo delirante. Come è giusto che sia.

Ce la vogliamo proprio dire? Non sapete nulla, soprattutto di voi stessi, fate pena e, secondo me, parafrasando Bukowski, se non siete impazziti almeno tre/quattro volte nella vostra vita, che cazzo avete campato a fare?

Per tifare per la Juventus?

Sì, sono un pagliaccio come Nic Cage di Via da Las Vegas. Specialmente di Cuore selvaggio.

Che vorreste farmi, ora? Mi brucerete la casa o torneremo tutti assieme a catechismo e canteremo We Are the World?

Ebbe ragione Jon Bon Vovi. Questa è la mia vita e, se a te non sta bene, alla mia lei sta invece benissimo.

Dunque, va ammesso. Il mio cortometraggio è una cagata micidiale dalle suggestioni purissime. Siamo, vale a dire, dalle parti del masterpiece criptico, in totale (inter)zona b, super trash o forse elevatissima.

Poiché sono stanco di applaudire la perfezione. Adoro sempre di più le vite e i film assurdi. Poiché assieme sono bellissimi.

Tu invece ti sei laureato con 110 e lode? Ah sì? Complimenti. Ora peròcome disse Frank Vincent di Quei bravi ragazzi, vai a prendere la cassetta del lustrascarpe.
falotico videodrome frusciantedepp donnie brasco

 

 

di Stefano Falotico

Scorsese, con la nona nomination all’Oscar come miglior regista, è diventato il living helmer più candidato, lo sapevate? Buon The Silence of the Lambs a tutti, super video!


01 Feb

martin scorseseEh già. Con la candidatura come miglior regista per The Irishman, Scorsese arrivò a quota nove nomination come Best Director.

Il regista attualmente vivente che può vantare un record ineguagliato dagli altri cineasti in vita.

Diciamo però una cosa, alquanto importante. Adoro e infinitamente amai, anzi venerai Scorsese.

Ora, un po’ meno. Non pochi, difatti, furono i suoi film deludenti, soprattutto della sua recente filmografia. Film di qualità sempre altissima ma privi, a mio avviso, di quel pathos viscerale dello zio Marty più giovane e romanticamente funambolico, splendidamente inquietato e furiosamente, genialmente arrabbiato.

L’Academy cominciò a prenderlo seriamente in considerazione, però, soltanto dopo un imperdonabile tempo siderale e dopo aver pigliato clamorosi abbagli terrificanti da lasciare esterrefatti. Assolutamente increduli, anzi, costernati. Oserei dire scioccati e annichiliti, in senso negativo impressionati.

Se è vero, infatti, che Taxi Driver è il suo film par excellence di sempre (vi sfido a confutare quest’apodittica frase sacrosanta che solo un pazzo potrebbe contestare, semmai in un attimo di ribellione selvaggia verso una sana intellighenzia critica alla maniera d’un Travis Bickle agguerrito con taglio da mohicano), sebbene Taxi Driver vinse la meritatissima Palma d’oro a Cannes, Scorsese, per tale insuperabile pellicola, non fu nemmeno nominato.

Ma Taxi Driver fu candidato come Best Picture. Furono candidati Bob De Niro e Jodie Foster ma non Scorsese, neppure il suo sceneggiatore Paul Schrader. Ma che stronzata fu mai questa?

Peraltro, Schrader ha una sola nomination all’attivo, ottenuta l’anno scorso per First Reformed. Assurdo!

Il film è di un regista. Come si può candidare un film alla categoria miglior film dell’anno se non candidi allo stesso tempo il suo regista? Il miglior film chi l’ha fatto? Tua sorella?

Quest’anno, De Niro non è stato candidato come miglior attore, pur essendo il lead character di The Irishman, ma è stato candidato come produttore per la categoria, appunto, Miglior Film, essendone il produttore.

Altra bella stronzata.

Ecco, Scorsese non fu quasi mai cagato dagli Oscar sino agli anni duemila.

Per meglio dire, nonostante girò capolavori come Fuori orario, Casinò e via dicendo, prima dell’attuale millennio, fu menzionato, diciamo, solo per Toro scatenato, L’ultima tentazione di Cristo e Quei bravi ragazzi.

Vinse per The Departed, a mio avviso il suo film più brutto, per meglio dire incompiuto, raffazzonato e scialbo, e venne candidato per i suoi film meno riusciti, cioè Gangs of New York, The Aviator e The Wolf of Wall Street.

Pure per L’età dell’innocenza e Hugo Cabret. Ma questi sono grandissimi film. Se snobba(s)te Hugo Cabret, considerandolo solamente una favoletta carina, significa che perdeste la vostra age of innocence quando vostra moglie uccise i vostri figli e v’induriste troppo come DiCaprio di Shutter Island.

Non dovevate impazzire o, peggio, diventare cinici e aggressivi, bensì ritirarvi in Giappone come Andrew Garfield di Silence. E non avreste dovuto abiurare, persuasi da Liam Neeson. Questo Liam Neeson è un tipo vendicativo. Basti vedere la serie Taken. Mica un Uomo tranquillo.

Scorsese ha ora più nomination di Clint Eastwood, che è il mio regista preferito, ma meno Oscar di Clint. Ah ah, bellissima.

David Lynch ha solo 4 nomination e nessun Oscar. David Cronenberg, niente di niente, manco una candidatura. Agghiacciante!

Brian De Palma e Tim Burton? Nulla di nulla, cazzo!

Stanley Kubrick vinse, eccome, l’Oscar per 2001: Odissea nello spazio. Sì, per gli effetti speciali. Ah ah.

Orson Welles vinse, eccome, l’Oscar. Solo per la sceneggiatura del film, decretato quasi unanimemente, più bello del mondo, Quarto potere.

Non vi paiono prese per il culo plateali e scandalose, scusate? Pretendo un risarcimento, anche postumo.

Alfred Hitchcock? Nessun Oscar.

Charles Chaplin? Un Oscar. Per la colonna sonora di Luci della ribalta. Ah ah.

The Irishman ha ottenuto dieci nomination. Ma credo che non vincerà nessun Oscar. È infatti sfavorito in tutte le categorie per cui è candidato.

Joker, invece, che in molte scene ricorda proprio il succitato capolavoro di Chaplin, vincerà più di qualcosa. Di mio, posso ribadire che amo meno Scorsese rispetto a un tempo. Forse perché sono diventato Joker. Che ha una nomination in più rispetto a The Irishman. Presto, sarà in vendita l’audiolibro del mio ultimo libro. Fra cent’anni, forse, diranno che il sottoscritto fu un genio della letteratura dalle atmosfere cinematografiche più alte. Scrissi molte sceneggiature per eventuali cortometraggi che intendo realizzare quanto prima. Le inviai a delle belle ragazze del settore ma molte di esse pretesero che glielo tendessi e allungassi, eh sì, da me duramente esigettero favori sessuali in cambio dell’eiaculazione, no, della penetrazione, no, della loro realizzazione. La realizzazione delle sceneggiature? No, delle loro frustrate che desiderarono che io riempissi i loro vuoti, non so di quale topa, no tipo, per sentirsi soddisfatte.

Queste sono sfatte e basta, pochi cazzi… prevedo per loro. Ah ah.

Dico? Stiamo schizzando? No, scherzando? Che mani(ere) sono queste, che maniache sono costoro?

Lasciatemi fare, nelle mie dolci intimità, il mio lavoro, non (s)fregatemi le palle. La sceneggiatura è perfetta così. Che fa, lei, donna? Perché vuole toccarmi e ritoccarla? Non metta mano, più che altro, alle sbavature del suo rossetto. Se le dico sfacciatamente ciò, non arrossisca. Contro di me non inveisca. Le diedi la sceneggiatura ma non le darò qualcos’altro. Non ne faccia una sceneggiata.

Nel frattempo, sarò già morto e nuove generazioni scoperanno delle belle statuine, smaltandole e spolverandole da cima a fondo, profondamente, diciamo.

Ho detto tutto.

Ora, mangio dei grissini torinesi e poi andrò a lavarmi i denti. Quindi, infilandomi le mani nel taschino, controllerò se ho un Euro e dieci per pagarmi un caffè. Poiché ricordate, uomini e donne del cazzo: più lo mandi giù e più ti tira su. Ora sparatevi questa mia disamina de Il silenzio degli innocenti e zitti e mosca. Quando scende in campo un finissimo investigatore dei suoi incubi come Dylan Dog su carisma alla Ed Norton di Red Dragon, con una sessualità ambigua da Clarice Starling/Jodie Foster e la classe introspettiva e magnetica di Sir Anthony Hopkins, secondo me potete anche prendere i vostri titoli, le vostre lauree e le vostre pappardelle imparate a memoria, e spazzarvici il culo.

Questo è purissimo Falò delle vanità. Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

MOTHERLESS BROOKLYN, che poesia noir: sono Birdman e ci fu un tempo in cui accarezzai Takeshi Kitano dal vivo, vedere per credere!


22 Aug

 

Mickey+Rourke+SMASH+Global+VIII+Night+Champions+AWNH2PyKppDl

IL RE LEONE

Fervono i preparativi per il Festival di Venezia, le memorie di tutta una vita son rimbalzate dall’oltretomba del mio core, io quasi baciai Takeshi Kitano, guardate!

Eh già, osservate che bel leoncino che ero tanti anni fa. Non mi ricordo che anno fosse. Credo il 2005. Visto che capelli cotonati quasi da criniera, appunta, leonina?

Ero seduto, come potete notare palesemente, su una delle scalinate del Festival di Venezia. Credo che si trattasse di quella antistante il Casinò.

Al mio fianco, il mitico Mario Carta, fan super sfegatato mai visto di Takeshi Kitano. Che è sempre stato un habitué della Mostra. Anche Leone d’oro per Hana-bi. Praticamente, titolo più titolo meno, Takeshi, da quando vinse a Venezia, presentò tutti gli altri suoi film al Lido.

Sì, se non vado errato, solo Brother non fu presentato a Venezia.

Sì, ci sono i super sfigati invisibili e i super fanatici che sol io conosco, vidi e vedrò. Voi no.

Io ho un sacco d’intrallazzi. Nemmeno George Clooney conosce tutte le persone che conosco io.

Mario Carta, da anni, gestisce uno dei più grandi fan club dedicati a Takeshi. Anzi, ne è il fondatore assieme a Renato Quinzio. Io, modestamente, conosco entrambi.

Siamo stati anche al ristorante cinese-giapponese forse con uno yakuza a servirci una coreana con gli occhi non solo a mandorla ma con le iridi verdi come quella di Grosso guaio a Chinatown.

Se voleste infatti cliccare su questa pagina, potete infatti vedere me vicino addirittura a Kitano. Se non avete voglia di cliccare, vi metto la foto qua e state zitti.

kitano falotico

Vi ripropongo questo video. Video, oserei dire, cult. Forse ghezziano, forse una faloticata in pura salsa Takeshis, sì, il film “sorpresa” dell’edizione del 2005

Ora, facciamo chiarezza. Io e Mario Carta, da non confondere invece con quel bambagione del cantante quasi suo omonimo, ovvero Marco Carta, sediamo fianco a fianco nella foto sopra mostratavi, nel 2005.

Ma era il 2003 o 2005? Faccio confusione. Nel 2003, Kitano presentò a Venezia Zatôichi. 

Mario è un donnaiolo. Mi prendeva sempre per il culo, giustamente. Al Lido infatti, soprattutto di sera, quando il plenilunio arde lassù nel cielo, sfilano sulle strade delle ragazze niente male.

Ragazze che, se le fissi per troppo tempo, rischi di entrare in stato catatonico e assumere la stessa espressione semi-paralitica di Beat Takeshi!

Io camminavo sempre con la testa fra le nuvole e Mario:

– Scusa, devi guardare le ragazze. Diventerai un grande come Takeshi. Se invece continui a fare il Genius-Pop, assumerai le sembianze dell’uomo di Dolls.

 

Ah, che serate. Una volta, nel mio appartamento, invitai anche Mauro. Gozzovigliammo assieme a un altro, idolatra invece del Cinema di Fincher.

Avete capito chi sono questi due? Riguardate il video. Uno è seduto alla mia destra, nella tavolata, l’altro a sinistra.

Chi è Mauro? Quello che mi fa il faccione al min. 1:17 o quello che mi alza il dito medio, poiché non voleva essere ripreso, al minuto 1:21?

Con uno a questo tavolo feci anche a pugni. Ora, Mario e Renato non possono essere. Nemmeno la coppietta davanti a me. Avete capito chi è quello con cui venni alle mani?

No? È facilissimo. Fa pure il gesto… come dire, ah, allora sei uno zuccone.

Sì, come si suol dire, io conosco quasi tutto il Cinema a memoria. Conosco vita, morte e miracoli di ogni attore ma non sono mai stato lontano dalla realtà. Anzi, io sguazzo nel mondo, ultimamente anche in donne stupende, sì, le inondo con romanticismo talmente inverecondo, veemente e furibondo che loro impazziscono di gioia in maniera quasi immonda.

Anzi, conosco appunto anche Gesù Cristo, come dice il detto. Metaforicamente, anche metafisicamente, strinsi amicizia col figlio di dio quando fui iper-depresso. Sì, mi ricordo una mia notte insonne e da brividi.

Forse, in quella notte da lupo, fui posseduto dal demone Pazuzu de L’esorcista. Al che pregai iddio di salvarmi l’anima. Afferrai il rosario e cominciai ossessivamente a pregare come un dannato.

In verità vi dico che forse sarebbe stato meglio uscire di casa e fare l’amore con una di nome Rosaria.

Anche Rosalia sarebbe andata bene. Celentano Rosalinda, invece, no. Ah ah.

Si riparte!

Sì, oramai ci siamo.

Sto limando gli ultimi dettagli.

Per la prima volta in vita mia, andrò alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in veste d’inviato specialissimo della rivista online Daruma View Cinema con la quale sempre più frequentemente collaboro in veste di giornalista freelance, eh sì, oserei dire impari.

Poiché la mia prosa, checché se ne dica, si discosta da chiunque. Nelle mie recensioni sono ravvisabili echi dei più grandi letterati della storia. Anche di Umberto Eco? Si va da Edgar Allan Poe, quando pongo e appoggio il mio sguardo sui noir più torbidi dalle trame più contorte, ove do libero sfogo alla mia creativa fantasia esegetica, addentrandomi nei misteri profondissimi di pellicole dal sapore detection d’antan come nell’imbattibile capolavoro, uno dei tanti, proprio di Edgar. Ovvero l’intramontabile I delitti della Rue Morgue, lungo racconto che, in alcuni punti, potrebbe ricordare il film From Hell dei fratelli Hughes con un magnetico Johnny Depp ma che, alla fine, dopo tanti climax al cardiopalma, dopo tanta suspense da Brian de Palma, no d’inarrivabile giallo da Agatha Christie, diviene Shock the Monkey di Peter Gabriel. Ah ah.

Sì, sono l’Hercule Poirot della critica italiana.

Sì, l’altra sera, il regista Daniele Misischia, autore del controverso The End? L’inferno fuori, ha lanciato su Facebook una provocazione giusta.

Daniele s’è scaldato con una frase bomba.

Subito accolta da Federico Frusciante che gli ha dato corda. Anche il sottoscritto s’è unito al coro dei risentimenti, no, dei risentiti.

Affermando con protervia e sano spirito battagliero che è dall’età che si nota, eccome, se uno può asserire con certezza di sapere qualcosa non solo del Cinema, bensì della vita.

Sì, nemmeno Orson Welles a vent’anni avrebbe potuto capire Quarto potere, diciamocela! Ah ah.

Così come Woody Allen, soltanto dopo aver ricevuto inculate pazzesche dalla realtà, dopo la sua adolescenza in cui fu trattato da infante in quanto non fu bello e sexy come i suoi coetanei, optò per il Cinema.

Sublimando ogni delusione d’amore in Io e Annie. Però Diane Keaton…

Quindi, che ne può sapere di Cinema quella pischella di 19 anni di nome Anna, figlia unica che non ha ancora mai visto Hannah e le sue sorelle?

A costei porrei una domanda da film The Millionaire. Deve rispondermi senza andare a controllare su Wikipedia.

È pronta la zoccola? Ok, la domanda da Lascia o raddoppia, anzi da Rischiatutto, è:

– Cara Anna, chi interpretò la parte di Anne nel film The Miracle Worker, da noi tradotto col titolo, appunto, Anna dei miracoli?

Allora, Anna, se lei risponderà senza leggere gli appunti, a differenza di ciò che fece in diretta questa signorina, sarà un miracolo.

io e il butcher

Bene, la domanda è…

Anna è Anne Sulllivan, interpretata da Anne Bancroft o è Helen Keller/Patty Duke?

Ma soprattutto Sant’Anna per quale miracolo fu fatta santa?

Ah ah.

 

La ragazza non rispose e si dichiara però ancora critica del Corriere della Sera. Sì, nel senso che critica questo quotidiano perché l’hanno licenziata.

Bene, sbattetela in manicomio.

Ah ah.

Sì, sto parlando su WhatsApp con Davide Stanzione. Io e lui ci conoscemmo tramite Facebook qualche anno fa.

Lui doveva ancora diplomarsi al Classico. Quindi, si laureò al DAMS.

Oggi, scrive per Best Movie.

Di mio, sono il Mickey Rourke della Critica.

Sì, come Mickey, sono imprevedibile. Secondo me, Rourke è un genio.

Oh, uno che recitò con Coppola, con Michael Cimino, con Liliana Cavani, con Alan Parker, persone serissime e poi è stato protagonista di porcatone come Orchidea selvaggia.

E soprattutto di questo.

Un uomo senza regole. Invincibile.

Io e Davide, comunque, concordiamo che, sebbene qualche volta pure noi c’inabissiamo in notti alcoliche, forse anche in donne bucoliche o da Bukowski, non saremo mai Mickey.

E chi vuole esserlo?

Intanto, i ragazzi mi contattano. Si sentono soli, i loro coetanei non li capiscono. Chiedono conforto a me, dicendomi… tu ce l’hai fatta a uscire dal buio, aiuta anche noi.

Sì, sono Mickey Rourke di Francesco.

O forse Ed Norton di Motherless Brooklyn…

Mamma mia che bello questo trailer, ragazzi. Ovviamente, sempre su Daruma, son stato uno dei primi in Italia a darne la news.

Oh, cazzo, questo film di Ed dura due ore e mezza. Uh uh, Norton punta forte stavolta. Film molto, molto ambizioso.

Ora, chiariamoci, oltre a Bob De Niro, Mickey Rourke, Matt Dillon, Al Pacino, Clint Eastwood, uno dei miei attori preferiti è sempre stato Edward Norton.

Edward però è uno pigro. Per molto tempo s’è anche buttato via in pellicole non degne della sua bravura.

Sì, io ed Edward siamo la stessa persona.

Anche i personaggi interpretati da Ed mi assomigliano parecchio.

Edward avrebbe dovuto interpretare anche Al di là della vita di Scorsese. Sì, fu la prima scelta di Martin ma poi la produzione impose Nicolas Cage.

Sì, posso sforzarmi ad apparire pazzo o scemo come Norton in The Score. È impossibile che lo sia.

Sono troppo intelligente per diventare come voi. Sì, diciamocela, voi siete da mettere tutti dentro. Ah ah.

Sono innanzitutto l’investigatore della mia anima.

Io so chi sono, come urla Mickey Rourke di Angel Heart. Ah ah.

Sì, una moltitudine di psichiatri, dopo un mio infinito calvario, sono giunti alla conclusione inappellabile che di delirio soffrirono gli altri.

Sì, molta gente arrivò a pensare che fossi Ed di Fight Club, quello di Schegge di paura, perfino un sovversivo nazi come in American History X.

Mi diedero del criminale come Ed/Monty Brogan de La 25ª ora.

Mi diedero persino del ciarlatano poiché pensarono che volessi stupirli con gli effetti speciali delle mie bugie. E mi dissero: inutile che racconti balle, sei solo un disgraziato, altro che The Illusionist.

Ah sì, guardate, ci fu anche un tempo in cui divenni Ed di Stone.

Insomma, l’invidia fa brutti scherzi.

La gente, pur di volerti rovinare la vita, ti vuol far passare per schizofrenico.

Mi spiace per voi.

Le vostre malvagità non hanno funzionato. Per un po’, obiettivamente mi hanno inculato, incastrato e quasi castrato. Sì, ero talmente giù che non andava su manco per il cazzo. Ah ah.

Sono un uomo romantico che, quattamente, cammina nell’ombra dei suoi tanti spettri e naviga fra le strade come Rufus Sewell di Dark City.

Amo le atmosfere di Manhattan da Woody Allen migliore ma anche Brooklyn non è male. Ad Harlem, sta nascendo un nuovo pornoattore da sito blacked.com. Sì, perché un tempo i negri venivano sfruttati, ora l’America ha capito che possono usarli per fare soldi. Beati loro!

Sapete che vi dico?

Continuo a credere che Bronx di Bob De Niro sia quasi un capolavoro.

Naturalmente, Fuori orario è nella mia top ten.

Non state parlando con un uomo solo, bensì con un uomo da incubo kafkiano come il grande Griffin Dunne del quartiere di Soho.

Sì, anche io spesso parlo con strafighe su Instagram.

Ma sento sempre il bisogno di scivolare nel buio…

O forse, più che Ed Norton, sono davvero Birdman.

 

 

di Stefano Falotico

re leone

Strange Days: 12 Agosto 2019 o 29 Settembre? Seduto in quel caffè, io aspettavo solo il tè ma la cameriera tardò a servirmi pure un tiè


11 Aug

strange days juliette lewis

Sì, sono nevrotico. Ché fa rima con Falotico!

Ero al bar, m’ero accomodato ma la lentezza della cameriera ogni mia più santa pazienza scomodò.

E qui ho trovato solo questo posto a sedere. Non sto neppure comodo. Sbattuto in un angolo. Ah, la storia della mia vita.

Avevo ordinato un tè a mezzogiorno e non m’è stato ancora servito. Abbiamo già fatto le tre.

Per fortuna almeno che la cameriera è bona e sto ammirando il suo culo notevole con tanto di gamba mia accavallata mentre lei è indaffarata a girare per i tavoli e, fra una portata e l’altra, di scorcio in mezzo a questo casino adocchio il suo fondoschiena da girarrosto.

Per molto tempo, la gente superficiale addusse e dunque disse, in quanto non sanno mai placare la loro bocca, che io non fossi molto a posto. Ma come? Sono qua, siedo su quest’arrugginita sedia, vedo il lato b della cameriera che mi sta facendo girare i coglioni non solo per il suo ritardo cosmico, cazzo, e dovrei credere che a metà Agosto del 2019 io non ce l’abbia tosto? Sta pure da tre ore composto.

Eh sì, non diamo spettacolo…

Sì, ah, il caldo si fa sentire. Squama le pelli, si gronda di sudore.

Sì, solo di quello. Perché tanto, eh già, voi parlate sempre di sesso ma che volete grondare? A chi la volete raccontare? Voi siete più gelati di una granita. Fidatevi.

Da un po’ di tempo a questa parte, sono diventato uno scanner(izzatore) delle anime. Sì, le passo ai raggi x poiché io scarnifico le intimità altrui grazie al potere mio da veggente alla Chris Walken de La zona morta. Appunto. La vostra erogena zona assai moscia da tempo oramai vive una eXistenZ figlia soltanto dei ricordi realmente erotici che furono. Quindi oramai virtuali.

Sì, come Lenny Nero/Ralph Fiennes di Strange Days, non vi riprendeste più da quando la vostra passerina Juliette Lewis vi lasciò per spassarsela con un animale. Le avete provate tutte. Prima partiste, per elaborare il lutto ma soprattutto l’inculata, con la psicanalisi. Appunto. A Danherous Method docet.

Poi, arrabbiati a morte, vi credeste cattivissimi come Tom Stall di A History of Violence. Diventaste aggressivi, indomabili. Dovettero calmare i vostri tiramenti di culo e i vostri umori bollenti, dandovi al Pasto nudo di un centro di salute mentale. Ove vi ficcarono siringhe sulle natiche con sedative iniezioni a base di tranquillanti potentissimi. Tanto potenti che se già foste semi-impotenti e amareggiati, cazzo, vi ridussero quasi come dementi inchiappettati. Pigliandovi appunto pel cu’ bellamente.

Sì, non andate mai da questi strizza-uccelli, no, strizzacervelli.

Conobbi un tizio, per esempio, che era più dotato di Ricky Johnson e adesso è amante di Arisa.

Poi, prepara il riso amaro con tanto di patate, condendolo con un po’ di sale e leccandosi pure il dito.

Ho detto tutto.

Sì, voi affermate che capite tutto di una persona a prima vista. Infatti, s’è visto.

Se mi fossi attenuto alle vostre aff(r)ettate impressioni riguardo la mia persona, sarei ancora un uomo invisibile e molto inviso. Totalmente fottuto. Sì, segregato nella tetraggine insalvabile e straziante delle mie depressive e oppressive, ossessive notti fosche a urlare-ululare il mio dolore esistenziale a causa delle vostre calunnie esiziali e anali, no, annali, mangiando come un lupo e un ludro tutti i libri di Dostoevskij e alienandomi, disgustato dalla società, come in un romanzo di Sartre. Sì, ci vuole il sarto!

Non mi curerei il vestiario per colpa delle vostre deduzioni poco simpatiche e sbrigative da uomini appartenenti al carnaio e al più volgare, porco bestiario.

Sì, totalmente incupito e da nessuna donna concupito, scambiato per uno che della vita un cazzo ha mai capito, griderei silenziosamente nel rumore sordo della mia opacità incarnata in una solitudine senza speranza.

Sì, mi sarei davvero convinto di essere eternamente stupido. E invece siete voi, poveri coglioni, che siete rimasti da me stupiti ma soprattutto sempre incurabilmente tonti e stolti.

Mah, a dire il vero, non è che anche adesso, dopo molte mie scopate, sia proprio allegrissimo e incline al porcile di massa.

Considero a tutt’oggi, infatti, la vita sociale piuttosto noiosa. Un luogo infimo, la realtà, ove tutti si leccano il culo e si scambiano cortesie per due Mi piace in più su Instagram. Sì, è un’orgia di ruffianerie mai vista, appunto.

Conosco, ad esempio, un tizio che si dichiara bon vivant e di compagnia. Sì, ogni sera sta in discoteca, gozzoviglia a palla, tracanna birra con gli amici a tutt’andare, si fa sempre foto assieme a delle fighe incredibili. Sì, tant’è che nemmeno lui ci crede. Non è mai sicuro di essersi scattato le suddette foto, di essersele sudate, diciamo. Ogni giorno le (ri)stampa come fa Guy Pearce di Memento.

Poi le guarda:

– Sono io questo? Sì. Ma questa chi è? Non mi ricordo. A me comunque pare bona. Amico, sai chi è? Qual è il suo nome?

– Il nome non lo so, è stata con te, mica con me, eh già, è quella che ti ha fatto un ottimo lavoro la scorsa notte.

– Io son stato con questa? Sei sicuro? Come fai a saperlo?

– Tanto, anche se ti dicessi il contrario, fra qualche giorno mi faresti la stessa domanda.

 

Ah ah.

Sì, selfie a gigolò, no, a gogò. Insomma, fa la vita del gagà. Però, non riesce a godersela del tutto.

Ecco, sono uno che non si limita alle apparenze. Sono un indagatore che esplora ciò che si cela nel profondo arcano e misterioso, sovente malsano, laddove apparentemente tutto sembra allegramente felice e intoccabile.

Al che, dopo oculate ricerche dovute all’insonnia, sì, non sapevo che cazzo fare da semi-nottambulo e vampiro ante litteram, iniziai a indagare riguardo la vita del succitato smemorato.

Come Mickey Rourke di Angel Heart, scoprii che il ricercato, scomparso dal mondo, sono io.

Sì, ora vi dico tutto. Su certe cose sono serissimo. È su certe cosce che la prendo a ridere. Per forza, le Bone(t) la danno al diavolo, mica a me. Che posso fare? Farne una tragedia? Ah ah.

Anni fa, all’ennesima mia crisi psicotica devastante, giunsero a casa mia i carabinieri.

Mi calmarono, poi servii loro un caffè.  I carabinieri erano due. Uno dei due mi chiese:

– Stefano, ti ricordi di me, vero?

– No, sinceramente no. Ci siamo già visti prima di questa brutta serata? Ah, fra l’altro, chiedo a entrambi perdono. Ho perso un po’ la testa.

– Tranquillo. Cose che capitano. Tu eri il capitano di una squadra di calcio, lo sai, questo?

– Io, il capitano?

– Sì, il vostro allenatore quel giorno era indisponibile per la febbre alta. L’ho sostituito io. Questo te lo ricordi? Tu facesti pure goal, quel giorno. Com’è possibile che tu non ti ricorda di me?

Be’, in effetti, fui il tuo allenatore solo per quel pomeriggio. Ma, essendo l’allenatore della prima squadra dello spogliatoio accanto al vostro da Juniores, c’incrociavamo spesso.

Ma che ti è successo? Anzi, cosa non è successo?

Stefano, non è che tu sei proprio Orson Welles di Quarto potere? Tutti quanti, idioti, chissà che razza di deliri hanno allestito su di te e invece il “problema” è stato solo quello della tua “orsetta” del cuore?

Sai, siamo uomini o siamo caporali?

Anche perché ti dirò una cosa, Stefano. Quel pomeriggio, essendo io il vostro allenatore, vidi tutti i vostri pisellini negli spogliatoi.

Diciamo che il tuo e quello di un altro erano paragonabili a quello di Mark Wahlberg di Boogie Nights.

O no? Conoscerai almeno i cazzi tuoi?

 

Detto ciò, finalmente è arrivato il tè.

– Eccolo, signore.

– Cara, che fai stasera?

– Tu piuttosto che pensi di fare?

– Non si sa mai. Chi fa da sé fa per tre.

– Appunto. Vai a fare in culo, tiè!

 

Sì, sono un cazzone, va ammesso. Uno che riesce sempre a dire la stronzata giusta nel momento sbagliato e, puntualmente, ritorna malinconico come prima. In manicomio, no. Ah ah. Comunque, ieri sera, dopo aver offerto alla cameriera la cenetta, dopo lei che s’è fatta fare la ceretta con un lupo di candela, ah ah, no, a lume di candela con tanto di cannamela, mi son scaricato una bella scenetta fra Bruce Venture e Cherie DeVille. Non mi credete? Ce l’ho pure in alta definizione, in 1080p. Come diceva la pubblicità, profumato.

Morale della fav(ol)a: se gente supponente vi affibbia delle etichette e vi vuole storpiare senza sapere nulla della vostra anima, distruggetela. È un ordine! Imperioso! Secondo me, a questi ci vorrebbe un candelotto in quel posto.  Visto che la buttano sempre sulle battute sessiste o a sfondo sessuale, col candelotto, staranno di uccello sturato e curato da ogni altra stronzata ben ficcata come una supposta all’oste?

Sì, alla fine, alla cameriera serviva solo una botta per darsi una mossa.

 

di Stefano Falotico

Quando il genio, cari ingenui, può dire quel che vuole ardere senza dare


24 Jul

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Da anni, scruto tal umanità che antipatica mi sta e non so come risolvere l’equazione di tal imbecillità. Non so come si possa far a svegliarsi ogni mattina per “assaporar” un mondo immondo che propina la pornografia a “valor” vital’, e questo sul cazzo mi sta(ppa). So che per tale atteggiamento me “lo” taglieranno, “singhiozzerà” sbudellato ma “bello”, senza nel porcile belar. Tutte queste belle che raccontan balle e si ficcan dentro pur le palle, che puttane, le sgozzerei e in questo son (sin)cero. Mi stanno sullo stomaco, pene… da morire. Meglio il mio (la)mento e l’estasi della mente che, al chialor ululante della Luna mai sazia di stronzate, fa dell’orrore moderno un godimento della trastullante mia non panza. E rido da pazzi, osservandovi, pupazzi. Discoteche, classifiche, fighe, sfigati d’appellativi e preghiere sopra e sotto la “cappella”. Indosso il mio cappello e mangio un cappero nel valer un “cappio”.

di Stefano Falotico

Orson Welles era come me, un genio della stronzaggine, stronzo puro, formato Moby Dick


13 May

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Introduzione copia-incollata, se vi annoia, saltatela, salatagliela, e non mi rompete i coglioni.
Donna, svestiti, ho fretta, fattelo/a alla sveltina, e poi sudatela, la giornata si fa dura e il mio, a forza di aspettare, si sta facendo moscio.

Da Il Foglio

Orson Welles lasciava la sedia a rotelle accanto alla porta sul retro del Ma Maison, il suo posto preferito a Los Angeles, e faceva il suo ingresso maestoso, zoppicante, dalla cucina del ristorante. Un uomo gigantesco, con gli occhi fiammeggianti e un barboncino in braccio, Kiki, grande quanto una scatola di Kleenex. Si sedeva sempre allo stesso tavolo, su una sedia enorme, il suo trono all’ora di colazione. Secondo Gore Vidal, che spesso pranzava con lui, Welles si vestiva “con delle tende riadattate, a cui attaccava il bavero, le tasche e i bottoni per dare l’illusione di un abito normale”. Negli ultimi anni della sua vita era a dieta strettissima, mangiava solo insalate di granchio, ma invitava i commensali a ordinare di tutto. “Assaggia e dimmi com’è, mi chiedeva – ricorda il suo amico Henry Jaglom – Non immaginavo che al ritorno in albergo avrebbe svegliato lo chef nel cuore della notte per farsi portare quattro bistecche, sette contorni di patate arrosto e un sacco di altra roba”. Dal 1983 al 1985 (quando Orson Welles morì, di notte, abbracciato alla macchina da scrivere su cui stava scrivendo una sceneggiatura) questi pranzi, in cui Zsa Zsa Gabor, Richard Burton e tutta Hollywood andava, reverente e intimidita, a rendere omaggio al genio di Quarto Potere, all’uomo con il carattere peggiore del mondo, a vedere quanto era ingrassato, vennero registrati con il vanitoso consenso di Welles. Tre anni di insalate di granchio, capesante, grugniti, risate mefistofeliche, un barboncino che abbaia agli avventori, la voce di Welles che risponde: “No. Come vedi sto mangiando” a Richard Burton che vuole presentargli Elizabeth Taylor. Il registratore restava nascosto nella borsa di Henry Jaglom, regista, critico cinematografico e cultore assoluto di Orson Welles, venticinque anni più giovane di lui, e quei quaranta nastri sono poi rimasti chiusi in una scatola da scarpe per decenni. Ora Adelphi ha pubblicato “A pranzo con Orson”, a cura di Peter Biskind, tutte quelle conversazioni in fila, un pranzo dopo l’altro, e leggerle è quasi origliarle, tanto sono intime, pazze, torrenziali, sembra di sentire le mascelle di Orson Welles muoversi, le posate sbattere, e Welles raccontare l’aneddoto di quel critico teatrale famoso che non lasciava mai mance e a cui il cameriere, in cucina, pisciava dentro la tazza di tè. “Oddio! L’arrosto di maiale con questo caldo? Non posso mangiare maiale, sono a dieta. Però lo ordino lo stesso, solo per sentire il profumo”. A quasi settant’anni Welles non aveva più il tempo, né la necessità, di diventare adulto: girare, produrre e interpretare Quarto Potere a venticinque anni l’aveva immortalato come enfant prodige, pazzo geniale impossibile e scorretto, e così visse per tutto il resto della vita. Maldicente in un modo irresistibile, generosissimo anche nelle bugie, e nella costruzione della leggenda di sé. Se un uomo ce l’aveva con lui, se Jean Paul Sartre stroncava il suo film ad esempio, era di certo perché Simone de Beauvoir era pazza di lui, e Sartre era geloso. “Come Peter Sellers. Per quello non ho mai potuto dividere il set con come-si-chiama…la pin up che aveva sposato… Britt Ekkland, in Casino Royale. Pare che lei avesse detto: ‘Però quell’Orson. L’uomo più sexy che io abbia mai visto’”. L’uomo più sexy, così super intelligente da finire le scuole superiori in due anni e vincere una borsa di studio per Harvard, alto e biondo, colto e pazzo, felice di litigare, autodistruttivo, per niente attratto dalle buone maniere e dalla patina di fondotinta che le star di Hollywood si spalmano addosso per non dire mai la una cosa vera. E per non dire cose indicibili. “Se per me Bette Davis è inguardabile, non voglio nemmeno vederla recitare, Woody Allen mi ripugna fisicamente; detesto gli uomini fatti in quel modo”. Sapeva benissimo che c’era un registratore nella borsa, e che il suo amico si sarebbe scandalizzato e gli avrebbe chiesto spiegazioni. “Non sopporto nemmeno di parlarci. Ha la sindrome di Chaplin. Quella combinazione unica di arroganza e insicurezza che mi dà l’orticaria”. Orson Welles aveva delle fissazioni sull’aspetto fisico: “Se penso che una persona sia brutta, non mi sta nemmeno simpatica. Sai, io non credo nell’eguaglianza tra le razze e tra i popoli. Sono profondamente convinto che sia una menzogna bella e buona. Secondo me le differenze ci sono eccome. I sardi, ad esempio, hanno le dita corte e tozze. I bosniaci sono senza collo”. A questo punto qualunque conversatore di buon gusto era tenuto a rispondere: Orson, ma è ridicolo. E così Orson poteva andare avanti ore con esempi, e spiegare che Marlon Brando era intollerabile perché “senza collo. Sembra un salsiccione. Una scarpa fatta di carne”. Non voleva conoscere Elizabeth Taylor per lo stesso motivo, per via del collo (“le orecchie le toccano le spalle”), e perché riteneva avesse trasformato Richard Burton in una barzelletta, “l’appendice di sua moglie diva”. L’aspetto fisico lo ossessionava a tal punto che non avrebbe mai ingaggiato per un film Dustin Hoffman, Robert De Niro o Al Pacino: “Niente nani etnici. Non voglio gente scura con la faccia strana”.

 

Continua, etcetera, ecc, ecciù, orologi a cucù, se volete, perseverate sul giornale, di mio mi sfog(li)o, vado a (s)tirare a campare, poi berrò un Campari e me la (s)tirerò, son nato con la camicia.

Tu, uomo da quattro soldi, vai ad ascoltare gli 883, di mio son ottomano alla Totò, cioè non ascolto le canzonette né le mezze calzette, eppur la donna mi dà la calza, io non do a lei un cazzo, avendone cinque.

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