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Adoro le storie da Dallas Buyers Club: Siniša Mihajlović docet, amo anche le stranger things miracolistiche e quant’è bella Maya Hawke


13 Jul

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Sì, abbiamo tutti noi, felsinei con gli striscioni sventolanti del Bologna Football Club, ovvero la squadra di serie A del capoluogo emiliano-romagnolo, appreso della spiacevolissima notizia comunicataci in maniera vivissima e umanissima da Sinisa. Scritto così senza accenti serbi e strani, eh eh.

Ero in macchina, al che accesi la radio e nel dì appena sorto dell’alba estiva di Bulåggna, sì, la mia città di nascita, nel dialetto locale così chiamata, appresi una notizia già di per sé poco promettente e assai poco entusiastica.

Quando si dice che il mattino ha l’oro in bocca, eh già, non sempre è vero.

Infatti, ascolto il comunicato radiofonico che, dopo le notizie meteorologiche dell’alluvionata Pescara e dintorni, all’improvviso mi spiazza e lascia interdetto.

Ovvero la news per la quale nel pomeriggio del giorno odierno, l’allenatore del blasonato Bologna, squadra quest’anno salvatasi dalla retrocessione con ammirevole, combattivo e grintoso onore, comunicherà in conferenza stampa ufficiale lo stato della sua malattia in fase avanzata.

Malattia?

Dunque, attendo la diretta della conferenza e poi me la rivedo su YouTube sul canale del Bologna.

Walter Sabatini presenta Sinisa…

Chi è Sabatini? Il padre con una b in più nel cognome di quella figa immensa che fu Gabriella Sabbatini?

Ah, Gabriella Sabbatini. In questo sabato forse sabbatico, rimembrai i tempi miei puberali nei quali patii godibilmente tutto il mio gomito da tennista. Quando, spaparanzato sul divano, ammiravo tutto il Grande Slam dei miei giochi balistici nell’adorare le fenomenali gambe di Gabriella. Gambe da competizione mondiale. Gambe belle quasi quanto quelle che furono della sua omonima, Gabriella, sì, ma Golia.

Io, dinanzi a loro ero Davide, un nano onanistico che giocava di rovescio e soprattutto di (d)ritto dinanzi a queste gigantesche femmine per cui avrei partecipato, sudando sette camicie, al Roland Garros per direttissima. Sì, avrei preso tutte e due le Gabrielle tanto belle e, sulla terra rossa del mio desiderio caldissimo come il sole a mezzogiorno nel deserto più cremisi, me le sarei sinceramente sbattute con tanto di racchetta d’alluminio. Quanta crema avrei spalmato su queste due donne verso le quali ero attratto di focosa biochimica calorosa come il fan più sfegatato e infoiato.

Di mio, diciamocela, ero iper-arrapato. Che la Sabbatini vincesse, sinceramente, me ne sbattevo il cazzo. Ah ah.

Ah, ero un ragazzo già emotivamente abbattuto che alleviava le continue partite perse con le ragazze mie coetanee, da me trasognate, spesso poco lambite eppur ambitissime, soprattutto fantasticate senz’abiti, in imperterriti breakpoint dalla vita quotidiana a cui offrivo scarsi punti vincenti e ficcanti.

Oggi, mi sono trasformato in una specie d’incrocio fra Keanu Reeves e Patrick Swayze di Point Break.

Eh, anche Patrick morì di Cancro.

Io spesso mi denudo scimmiesco come Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers. Sì, vi ricordate il suo cammeo in questo succitato storico capolavoro di Kathryn Bigelow?

Un’altra donna con gambe, all’epoca, davvero RED HOT. Che potevano battersela con le cosce di Jamie Lee Curtis di True Lies.

Jamie Lee Curtis, la protagonista di un altro ottimo film di Kathryn, ovvero Blue Steel – Bersaglio mortale.

E, come poc’anzi detto, splendida interprete assieme ad Arnold Terminator Schwarzenegger di uno degli spogliarelli più eccitanti e al contempo ridicoli della storia.

Uno spogliarello apoteotico capace di far affondare a mo’ del Titanic qualsiasi uomo anche megalomane come James Cameron.

Sì, vedi una donna così che arcua il bacino, che sinuosa e serpentesca sculetta velata soltanto da un piccolissimo reggiseno che sta su a stento, coperta minimamente soltanto da dei mini-slip nerissimi e piccanti, e non puoi, se sei eterosessuale, far altro che colare a picco…

L’unica donna bollente che riesce a freddarti come un enorme iceberg.

Ah ah

Cameron, bel coglione, altroché. Io, cazzo, la Bigelow me la sarei tenuta strettissima.

Uomini, ci giochiamo le palle che ho ragione io?

Invece James, a quanto pare, ama di più girare i sequel apocrifi di Pocahontas, cioè Avatar e i suoi seguiti bambineschi.

Suvvia, uomini, non fate i perbenisti, i puritani, i moralisti e, in particolar specie, ah ah, gli indiani.

Dinanzi alle due Gabrielle, a Jamie Lee e dirimpetto a Kathryn, va su eccome, a prua e a poppa, ogni albero di mezzana. Non fatemi la parte dei depressi in fase down perché non vi crede nessuno. Tantomeno la vostra pellerossa, peraltro brutta in modo disumano.

Sì, abbiamo perso James in The Abyss dei suoi mille, cervellotici Aliens… da multiforme esaltato.

Ma sì, visto che è estate, andate a pescarlo dalla sua villa con piscina, portatelo al largo e affogatelo.

Come uomo e come regista fa oramai acqua da tutte le parti. Sì. E ricordategli che il suo primo lungometraggio, Piraña paura, è quasi più brutto di Sharknado.

Qui c’è solo uno squalo, miei squallidi. E non è quello di Spielberg, bensì il sottoscritto, uomo che sovente se la squaglia sebbene qualche volta a talune lo scoli.

Sì, da quando lasciai la scuola in adolescenziale età, la gente pensò che soffrissi di qualche male impietoso e incurabile.

Da allora, quanti Strange Days che passai. Ma è tutto passato.

Invero, non è che vivessi molto di giorno, le mie erano notti assai poco dell’altro sesso ingorde in quanto essere metafisico come Franco Battiato, celebre autore dell’intramontabile Strani Giorni, appunto.

Adesso, a parte gli scherzi…

Sinisa mi ha commosso. Ho pure lasciato un commento molto sentito sotto al video della sua conferenza.

Queste le mie testuali parole:

l’audio è molto basso, però. Bisogna alzare il volume delle casse per riuscire a sentire bene. Forza Sinisa, non mollare. La leucemia, purtroppo, è una malattia molto grave. Quindi, bisogna essere ottimistici, sì, ma anche realisti. Varie persone di mia conoscenza non sono riuscite a sconfiggerla. Ma tu sei più forte, Sinisa. Ce la farai. E hai avuto, come sempre, un enorme coraggio a rivelare la tua malattia. Mi stupisce anche la tua calma con la quale, col tuo impeccabile stile, hai confessato senza paura la verità. Sei un grande, vincerai!

Io non sono disfattista né pessimista. Come sopra scritto, sono un realista. Ci sono vari stadi, non mi riferisco a quelli comunali come il Renato Dall’Ara, della leucemia. E può essere di diverso tipo.

Se è vero che la leucemia di Sinisa è in fase acuta e aggressiva, sarò tristemente sincero. La vedo molto dura.

È una delle peggiori malattie tumorali. Il suo clinico decorso è raramente reversibile e battibile nonostante tutte le terapie d’urto possibili.

Ovviamente, non equivocatemi, tifo per Sinisa.

Ma, ripeto, è una malattia che colpisce le cellule del sangue e si sviluppa in modo osseo.

Scusate se mi permetto questo gioco di parole. Non vorrei essere frainteso, come sempre. È insomma uno zoccolo tostissimo.

Ma Sinisa ce la farà.

Come ce la fece il grande Matthew McConaughey di Dallas Buyers Club contro l’AIDS.

Walter Sabatini è un DS, ho visto molti ragazzi ancora in forze (forza, su) crollare di fronte alle mille difficoltà economiche, cosicché si sono affidati all’AdS, ovvero all’amministratore di sostegno.

Ho visto anche tanti idioti insostenibili che non conoscono nemmeno l’ABC e vogliono dare lezioni di vita a me perché mi reputano un pirla e un idiota.

Ora, io non ho niente da nascondere. Al massimo, posso celare tre barrette di cioccolato nel frigorifero perché, se dovesse venire domani a pranzo mio cugino, so che se le papperebbe a sbafo.

Come molti di voi sapranno, a me fu fatta una diagnosi psichiatrica totalmente erronea.

Un errore diagnostico, un orrore di proporzioni cosmiche. Prendiamola a ridere, sono un tragicomico.

E questo scritto è malinconico e contemporaneamente sdrammatizzante alla miglior Woody Allen.

Per dimostrare che avevo ragione io, dovetti lottare molto di più di Matthew McConaughey.

Secondo voi, ecco, il punto è questo: avevo ragione io?

Certo.

Avevate dei dubbi?

Io sono uno, poveri stronzi, che ammirai Traning Day al Festival di Venezia quando voi ancora ciucciavate il seno di vostra madre. E vi garantisco che non era fantastico come quello di Uma Thurman.

Training Day uscì nel 2001 e in quel periodo Uma, vistosamente sovrappeso in passerella, sebbene sempre super passera, era incinta di Ethan Hawke.

Ma stavano aspettando Maya? Non so, anzi, no.

Maya Hawke è nata l’8 Luglio del 1998.

Comunque, Ethan e Uma stavano aspettando solo di finire di firmare gli autografi per rompersi i coglioni a vedere in Sala Grande un film del quale, essendo Ethan il co-protagonista, certamente avevano già visto le integrali anteprime mandate loro da Antoine Fuqua e dalla Warner Bros.

Maya Hawke!

È adesso una delle protagoniste di Stranger Things 3. La scena, nell’episodio 7, di lei e Steve nel bagno della multisala, ove stanno proiettando Ritorno al futuro, è veramente iper-romantica.

Lui è bello, lei di più.

Mi ha commosso. Così come m’ha commosso Sinisa.

Quindi, ora vi levate tutti da… ecco, ci siamo capiti.

Perché non sapete nulla della mia vita. E non vi permetterò mai più di fare i porcellini.

Comunque, con Maya un po’ maialino lo sarei.

Da cui il detto: Maya dire mai.

Ora, vado a mangiare del mais.

Detto ciò, finisco con questa. Maya ha 21 anni, compiuti pochissimi giorni fa.

Di mio, conosco molte ragazze perfino più belle di lei ma che nella vita non avranno mai la possibilità di recitare in una serie televisiva di successo.

Forse perché sono meno talentuose o forse perché non sono raccomandate?

La seconda che hai detto.

Ora, queste ventenni, che un tempo furono fighissime, dopo mille delusioni, hanno quarant’anni e hanno trovato come lavoro soltanto quello delle gelataie.

Dunque, quello che voglio dire è questo, amici. Se non mi siete amici, fa lo stesso. Il mondo è popolato da miliardi di persone.

Ecco, se uno viene emarginato per pregiudizi e stigmatizzazioni stupide da dei falsi amici, altri amici può farsene lo stesso.

Però deve affrettarsi perché, può anche aver sofferto del DOC, il disturbo ossessivo-compulsivo, ma è geniale ancora come Christopher Lloyd di Ritorno al futuro.

Chi ha visto Stranger Things 3 capirà tutte queste mie citazioni.

So che credete che vi racconti balle.

E vi chiedete: ma come hai fatto?

Io sono io. Però, non sono David Carradine di Kill Bill, vero? Anzi, assomigliai molto a Uma quando volli vendicarmi di tante porcate perpetratemi.

Ad esempio, ho incontrato un vero amico. Si chiama Massimiliano Sperduti. Lui mi considera un genio e ha voluto appurare, in attesa del nostro meeting a Firenze del 31 Luglio, se sono/sia capace di recitare un testo come dio comanda.

Ha caricato il video in cui recito un suo erotico racconto sovrannaturale sul suo canale YouTube. Metto qui quello da me caricato, non in elenco, nel mio.

Secondo voi, può andare bene? Ci siamo?

Perdonate solo per qualche rumore di fondo. Ma ci sta.

 

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di Stefano Falotico

Il più grande attore e cantante della storia: vedere per credere


25 Jun

dicaprio prova a prendermi

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64915135_10213936153940830_1434793258986242048_oEcco, avete visto bene questa faccia da culo imbattibile? Lo so, a prima (s)vista, può sembrare un demente certificato con tanto di attestato (ig)nobile.

Ma dietro questa faccia da schiaffi, questa faccia da Leonardo DiCaprio di Prova a prendermi, si nasconde un uomo capace di scrivere libri interminabili, di recitare con dizione straordinaria, un amante di ogni donna vogliosa di notti selvagge e scalmanate, un trasformista persino della sua anima multiforme e sfaccettata.

Un campione del fregolismo, a volte anche del menefreghismo, un adoratore del nichilismo e anche un piacione di risma.

Non più, baggiani asinissimi, lo fregherete, oggi lui cammina con fierezza e disdegna questi omuncoli che raccattano le prostitute in zona Fiera.

Se la tira con enorme contentezza, fottendosene di ogni moralista e di ogni panzone a lui fascista.

Sì, per anni fu scambiato invece per DiCaprio di Marvin’s Room. Per un ignorante come Leo di Titanic.

La moralità che risiede nel suo cuore moralmente giusto l’ha sempre frenato dal divenire Leo di The Wolf of Wall Street.

In questi anni, numerose donne, perfino più belle e attizzanti di Margot Robbie, sfacciatamente l’hanno contattato in privato per ricevere da costui un po’ di calore cocente.

Ma il Genius-Pop, tale è infatti la sua auto-definizione, non ha mai voluto sputtanarsi con baldracche da due lire.

Soffrendo comunque immensamente nel sapere che codeste, ottenuti i suoi incredibili rifiuti, si sono accoppiate con uomini che valgono sinceramente l’unghia del suo mignolo sinistro.

Ah, tenne tutto dentro…

Ah, che stile, pur di non mercificarsi, castamente si negò ogni carnale piacere. Perché tanto sapeva che, al di là di un attimo esplosivo e infuocato… quello che sapete voi, ah ah, è sopravvalutatoBiochimicamente non è diverso da una grande scorpacciata di cioccolata.

Ma a questa idiozia nessuno ci crede, tantomeno il Genius-Pop, uomo raffinato, giammai affettato, nemmeno affrettato poiché non si volle mai bruciare nel chiasso infernale di tutti questi scemi e cretini oramai andati.

Egli è uomo tagliato, come si suol dire.

Poiché il Genius-Pop non si vende alla prima che gli capiti a tiro… con attenta oculatezza, entra in un bar, beve un caffè morbido e bollente senza dar nell’occhio, fuggevolmente inquadra le donne più ardenti e al dente come la schiuma di un cappuccino cremoso e scottante, dunque sceglie le migliori e più dolci con fine gioco di labbra irresistibile, muovendo il linguino come Al Pacino de L’avvocato del diavolo.

Sì, la vanità è decisamente il suo peccato preferito. Il Genius-Pop vaga di qua e di là. Lo so, se non lo si conosce nelle immani profondità delle sue imperscrutabili interiorità e invece, sbadatamente lo si valuta solo per la sua modesta esteriorità, può onestamente sembrare un pazzo senza molte qualità.

Invece, miei baccalà, lui volteggia fra recensioni svettanti in mezzo a tante stupidaggini, a tanta inutile insulsaggine.

È anche maestro, oltre che dell’oratoria, a differenza di donnette che hanno sempre bisogno di essere imboccate, un irreprimibile fenomeno della spiritosaggine, un geniale, demenziale auto-didatta sfrenato della presa pel culo ben lì posata alla società di massa più mercantilistica, edonistica e da lui con classe impari, sì, smascherata.

Udite con quale calma olimpica, con quale ardore stupendo scandisce le poesie dei suoi amici e canta le canzoni del suo idolo.

Egli è il WANTED per eccellenza.

Sylvester Stallone di Cop Land gli fa un baffo.

Sì, Il Genius-Pop è un anticonformista stravagante ma, se gli scade la carta d’identità, legalmente si reca subito a farsi le foto per rinnovarla.

E questo è quanto, poveri deficienti.

Ricordate:

il Genius-Pop è come Mel Gibson/Interceptor, è imprendibile.

Vi saluta ora con una delle scene più belle dell’anno.

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Scena capolavoro #milesteller #toooldtodieyoung #mandy #barrymanilow

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di Stefano Falotico

I migliori film sull’amicizia e sull’amore


04 Jun

Revolutionary Road

Ebbene, da tempo volevo scrivere qualcosa di veramente centrato, scevro dei miei consueti, oserei dire fuori tematici voli pindarici, per posarmi semplicemente delicato su questi due umani sentimenti portanti.

Sì, credo che nella vita uno possa essere buddista, agnostico, miscredente, ateo oppure cristiano ma non vi possa essere nessun uomo che, in quanto essere dotato di anima pensante, sia in grado di sganciarsi da queste due colonne basali, forse basiche dell’esistenza di noi tutti.

Il Cinema, così come tutte le arti, ha campato su tali argomenti. Anzi, a dire il vero, il 90% delle storie filmate si basano su queste due principali emozioni.

E ora vi argomento, datemi un momento. Non datemi più del demente.

Anche quando la Settima Arte diventa lynchiana, quindi apparentemente dissociata di nonsense narrativo da intrecci diciamo alla Beautiful, come in Mulholland Drive per esempio, a volerci vedere chiaro, va comunque puntualmente a parare sulle relazioni interpersonali. Che siano pure, così come in quest’indiscutibile capolavoro del maestro Lynch, flirt lesbici e via dicendo.

In fondo, Mulholland Drive possiede al suo interno molte chiavi interpretative, perfino psicanalitiche. Che ve lo dico a fare? Lo sapete meglio di me.

In questi anni, per via di miei esistenziali percorsi indubbiamente alquanto forti, vanitosamente posso affermare di aver acquisito competenze psichiatriche degne di un dotto luminare della materia suddetta.

Voi sapete che cos’è, cosa sia il Super-io? Macché. Voi non sapete usare nemmeno il congiuntivo. Basta che vi congiungiate con la prima baldracca raccattata per strada e utilizzate il condizionale per suonarvela e cantarvela: vorrei ma non posso, posso ma potrebbe essere, anche no.

Ma per piacere. Andate a dar via il culo. E pulitevi i denti col collutorio. Qual è la vostra nuova ipocondria, leggasi alibi, per raccontarvela? Ah, capisco, avete la congiuntivite.

Freud sosteneva, forse giustamente, che il Super-Io sia un’istanza intrapsichica secondo la quale noi uomini, anche se nessuno fin dapprincipio c’abbia inculcato certi modi di fare, prendiamo ad esempio Christopher Lambert di Greystroke, sin dalla nascita siamo geneticamente dotati di alcuni importantissimi codici di comportamento, denominati genericamente valori secondo cui agiamo moralmente anche se, ripeto, non siamo stati educati dall’aristocrazia inglese.

Ci mancherebbe, fra l’altro. Lascio al Principe Carlo le sue orecchie a sventola. A cosa gli è servita tutta la sua sontuosa educazione raffinata se poi abbandonò la splendida Lady Diana per quella volgare villana di Camilla?

Ma sì, continuasse a bere il tè, Carlo. Anzi, le camomille. Uno che ebbe genealogicamente un culo sfacciato e che fece? La fece, appunto. Sì, con Diana l’amore fece ma fu anche fece nel senso di pezzo di merda. Permise che Diana morisse nella stessa galleria di Ronin con De Niro del Frankenheimer.

Ma dico! Oltre a non possedere l’eleganza british, questo Carlo non conosce(va) neppure i baci alla francese. Sì, se fossi stato in lui, avrei portato Diana in Costa Azzurra con tanto di maglietta sportiva ed estiva della Lacoste. Ora, invece è inutile che pianga da coccodrillo. Ah ah.

Poteva involarsi a Nizza con una donna che lo faceva diventare rizzo più di Katarina Witt, appunto, di Ronin e lui invece passò a passa tuttora le giornate a cacciare le volpi, montando il suo cavallo di razza.

Ma che razza di uomo è costui? Più che una volpe e un cavallerizzo, è un ricco riccio molto coglione. Diciamocela.

Ronin è un grande film sull’amicizia. Jean Reno salva la vita di De Niro che guida le BMW. Quindi, fra macchine della Renault e atmosfere anche alla Léon di Luc Besson, De Niro s’inchiappetta Natasha McElhone da vero Lion. E sul Pacino de Lo spaventapasseri avrei da dirvene…

Voi siete solo degli spaventa-passere. Ma sì, date da mangiare ai piccioni, piccini.

Ah, Natasha, donna britannica, donna a cui offrirei subito il pan di spagna. Anche il pen di spugna… onestamente.

Spagna o Francia basta che se magna? Sì, lo so che voi, italiani magnaccia, mannaggia, non credete a nessun ideale e, secondo me, oramai non credete più né all’amicizia né all’amore.

Basta che vi facciate du’ spaghi e andiate a divertirvi coi film con Paola Cortellesi. Contenti voi, io no.

Avete perso il gusto della veracità ruspante, puttanesca, amicale oltre ogni dire del mitico Sergio di C’era una volta in America. Film di maschi mai cresciuti, di donne desiderate, bramate, persino felliniane, stuprate, di uomini violentissimi, di bestiali inculate, corna, tradimenti, pistolettate, colpi gobbi, tiri mancini, rapine a mano amata, no, armata, con un James Woods che alla fine, nonostante le porcate che rifilò a Noodles, malgrado Noodles lo servì da maiale alla loro donna, dopo eterne, reciproche rivalità con Noodles da figlio di puttana luridissimo, capì che non valeva la pena farne una tragedia.

Infatti si ammazzò. Ah ah.

Forse, è stato tutto un sogno impossibile come nel finale de La 25ª ora.

Più che un capolavoro di Sergio Leone, probabilmente Un mercoledì da leoni, uno scontro fra Keanu Reeves e Patrick Swayze da indimenticabile Point Break.

Chi è Il cacciatore e chi la preda? Chiedetelo a Christopher Walken dell’appena citato masterpiece di Michael Cimino e vi risponderà, sparandosi in testa.

La vita è un Casinò. De Niro e Pesci sono inseparabili amici dall’infanzia e fanno di tutto per incarnare invece una delle massime storiche proprio di Once Upon a Time in Americanoi siamo come il destino… chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!

I grandi film sull’amicizia sono veramente tanti, troppi. Mi sono limitato a una parentesi goliardica, eh eh.

Adesso invece andiamo a parlare, anzi a parare sull’amore.

A proposito del povero, compianto Swayze, lasciate stare subito puttanate come GhostUnchained Melody è bellissima, Demi Moore di più, Whoopi Goldberg non tanto. E il film va bene per le classiche casalinghe di Voghera, amanti degli oroscopi e della new age del cazzo.

Che ne pensate de L’età dell’innocenza? Daniel Day-Lewis ama da impazzire Michelle Pfeiffer e anche lei farebbe carte false per stare tutta la vita con Daniel. Non ha bisogno di andare da una maga che le legga i tarocchi per capire che, appena lo guarda, vorrebbe essere la sua regina di bastone/i… Bastone della vecchiaia ma soprattutto di una maturità florida, tutta deflorata, ah ah.

Ora, chiariamoci, donne. Michelle voleva stare con Daniel. Perché voi no?

Non raccontatevi stronzate. Daniel Day-Lewis vede Madeleine Stowe ne L’ultimo dei Mohicani e si scioglie come una cascata.

Pure lei però non scherza, infatti dappertutto schizza.

Sì, Day-Lewis non è mica un povero cazzone… un pesce, no, un Joe Pesci qualsiasi.

Soltanto che, tornando a L’età dell’innocenza, quel tipo di società era classista più dei falsi amici e delle tribali regole d’onore di Quei bravi ragazzi. Prendete, che ne so, Titanic ad affondamento, no, a fondamento del mio ragionamento, miei uomini annacquati.

Leo è tanto bello e anche la Winslet è bona. Ci scappa la scopata, lei è un lago ma alla fine lui affoga. Sarebbe affogato comunque. I genitori di Kate non avrebbero mai permesso che Jack Dawson potesse sposare la principessina sul pisello. A meno che non avesse avuto i soldi di The Wolf of Wall Street.

Anche così però l’avrei vista molto dura. Insomma, questa vita è una Revolutionary Road. Non si può mai stare tranquilli.

Di mio me ne fotto.

Sì, se non fosse stato per il mio genio anomalo, avrei fatto la fine di Michael Shannon di My Son, My Son, What Have Ye Done.

Oppure la fine sempre di Shannon, però di The Iceman.

Da quando invece non do più retta ai vostri piccoli cervelli…

Ho detto tutto.

Come va adesso, insomma?

Meglio che non lo sappia. Non voglio fare la fine di Rocco Siffredi. Quella di Rocco non deve essere una gran vita. Sì, sta sempre a scopare ma, a differenza di me, non crede più a niente.

Eh già. Dove la troverete una testa di minchia come la mia? Non ce sono più in giro, abbiate fede.

Guardatevi attorno, sì, è un mondo andato a zoccole.

 

di Stefano Falotico

michael shannon revolutionary

Secondo me, Leonardo DiCaprio e Matt Damon sono due gemelli eterozigoti, forse non sono neppure eterosessuali


24 May

03520539Pensate che bestemmi? Macché. Questo succede solo quando scarto il Blu-ray di Scoprendo Forrester e scopro che nel finale c’è il cammeo di Damon.

Sì, Damon è come il prezzemolo. Peraltro, un leccaculo mai visto. Una volta che infatti lavora con un regista, in questo caso Van Sant, poi torna a lavorarci pure nei cammei. Pensiamo alle pellicole di Terry Gilliam. Terry quasi sempre deve ficcarci l’apparizione di questo Matt. Di mio, mi ficcherei Monica Bellucci de I fratelli Grimm. Ah, una donna che ti strega, ti fa impazzire come il Joker/Heath Ledger.

Con Scorsese non è successo. DiCaprio e Damon recitarono la parte di due biondini semi-imparentati. Sì, uno fa di cognome Costigan, l’altro Sullivan, siamo lì, insomma. Questione di un paio di lettere, non sottilizziamo. Due quasi parenti, uno quasi da manicomio, l’altro con la faccia da Valium, sì, da facciale paresi, un duetto gemellare fra due uomini dai capelli ariani, nonostante DiCaprio, pur avendo una criniera da leone, sia di origini crucche e italiane. Fra l’altro, una volta lo vidi sotto i faraglioni di Capri a ballare con Peppino…

Damon, in quest’occasione, guardò lo spettacolo, seduto sulla poltroncina mentre tutti i pazzi nella piazzetta, pur stando muti, furono più espressivi di questo genio ribelle…

Sì, ho rivisto e recensito Will HuntingWill Hunting uscì nello stesso anno di Titanic. All’epoca, le teenager si divisero faziosamente tra il fanatismo per DiCaprio e quello per Damon. Queste ultime scelsero col culo da frust(r)ate. Di solito il fanatismo è tipico delle sfigate. Il sadomasochismo invece è caratteristico delle ragazze che, oltre a non essere cagate da nessun uomo, scelgono pure la persona sbagliata sul grande schermo. Contente loro…

DiCaprio, pur non essendo De Niro, rifiutò la parte da protagonista in The Good Shepherd. Al che De Niro opzionò Damon. La sua brutta copia. De Niro si riservò la parte di una spia chiamata proprio Sullivan. Ho detto tutto. Non è che sia Damon sia Leo siano stati partoriti da Uma Thurman quando De Niro stava con lei ai tempi de Lo sbirro, il boss e la biondaMah. Dovremmo chiederlo a Meryl Streep de Il dubbio.

Sia DiCaprio che Matt Damon hanno lavorato con Eastwood e con Brad Pitt.

Eh sì, non ci sono mai due biondi senza il terzo e senza il Biondo dei film di Sergio Leone.

Tutti e due hanno vinto l’Oscar. DiCaprio come Best Actor, Damon come miglior sceneggiatore. Damon, compresi Ford v. Ferrari di prossima uscita e le sue partecipazioni attoriali in sketch vari del Saturday Night Live, ha 82 credits all’attivo. DiCaprio invece quasi la metà, ovvero 44.

Damon ha da tempo trovato la sua dolce metà. DiCaprio sta ancora con Emma Marrone? No, Camilla Morrone?

Comunque, Leo è molto accreditato per i suoi “maroni” presso le donne. Pare che sia stato con 5000 femmine. Matt Damon invece soventemente, nei film da lui interpretati, fa la parte della femminuccia. Cioè di quello che lo prende in quel posto. Circola voce comunque che entrambi nascondano la loro omosessualità. DiCaprio è quello prestigiosamente più attivo sessualmente, Damon quello meno passivo cinematograficamente. Mi piace molto di più Leo rispetto a Damon. Ma, detta sinceramente, non è che m’inculi molto tutti e due.

Ricordate: se siete bellocci, potete ambire a Monica Bellucci.

Ve lo dice Danny DeVito, il fratello di De Niro di The Comedian.

 

di Stefano Faloticoup05 the comedian de niro devito

Matt Damon - Monica Bellucci

Matt Damon – Monica Bellucci

Francis Ford Coppola girerà finalmente Megalopolis, James Cameron è un megalomane, il significato di “cartola” e dello sfigato che non sono io…


04 Apr

true lies cameron

 

Pare che abbia letto Francis nel pensiero. Pochi giorni fa, gli ho fatto gli auguri di compleanno anticipati per i suoi ottant’anni che compirà fra poche ore, cioè fra una manciata di giorni. Accennando al suo immane progetto incompiuto, Megalopolis.

Film dal budget pazzesco del quale aveva già realizzato il casting: Paul Newman, prima che morisse, Robert De Niro, Kevin Spacey, Russell Crowe e Nicolas Cage!

Ah ah. Sì, Francis desiderava Nic, suo nipote, anche per il Dracula di Bram Stoker.

Ma Nic, dopo i tre film degli anni ottanta girati con lui, Cotton ClubRusty il selvaggio e Peggy Sue…, voleva farcela da solo. Ma questo non può fargliela manco con la spinta, diciamocela!

Ah, questa è bella. Questa è bellissima! Ah ah. Quindi, da allora in poi non partecipò a nessun film di cotanto zione.

Così nessuno poteva dirgli che era raccomandato. Infatti, gli dicono di peggio. Ah ah.

Ma ora il grande Francisco Coppolone ha detto che, se tutto andrà secondo i piani, girerà questo filmone.

E Cameron invece che sta facendo? Si butta nella sua piscina di monete d’oro come zio Paperone?

No, James uscirà con cinquemila seguiti di Avatar. Sì, James è sempre stato famoso per essere uno spendaccione.

Anch’io spendo e spando. Ma a breve sarò sotto un ponte perché, nonostante le mie fatiche da duro alla Terminator, nonostante il mio gigantismo da Titanic, non recupero mai le spese.

Sì, i soldi servono.

Di soldi abbisogniamo, fratelli belli. Senza soldi, più che Terminator, la vedo sinceramente terminata.

Allora la tua vita diventa come quella di Schwarzenegger, sì, quello però True Lies.

Scrivi cinquemila libri e la gente pensa: ah, questo è miliardario.

E devi celare invero la verità.

No, non ho niente da nascondere. Al massimo, in casa mia potrete trovare qualche film erotico con spogliarelli come quello mitico di Jamie Lee Curtis, diciamo, ma non ho scheletri nell’armadio.

Tutt’al più, volendo, ho un armadietto pieno di vestiti che non mi stanno.

Sì, sto di nuovo dimagrendo e assumendo sembianze scheletriche.

Tutti questi vestiti large, già, che indossavo quando mi ero appesantito, posso regalarli a Francisco.

Per questo mio dono, elargitogli in maniera disinteressata, Francisco potrebbe darmi una parte nel suo Megalopolis. Un ruolo che mi calzerebbe a pennello.

Sì, un uomo che vive nelle gallerie della metropolitana newyorchese, originario di Bologna e, in preda a farneticazioni illuminanti, talvolta umilianti, domanda a un americano se conosce il significato della parola idiomatica cartola.

– Do you know what means CARTOLA?

– CARTOLLAT? What?

. No, not cartoleria, no gokart. Understand? Capisc’?

– Oh, cumpa’, siamo paisà! Sto a Brooklyn, Broccolino, sono italiano verace come Toto Cutugno.

Parla come mangi gli spaghetti!

– Ah, potevi dirlo subito, cap’ de cazz’. Insomma, sai che significa cartola?

– No, sono pugliese.

– Mah, io non l’ho mai capito. La gente a Bologna vede un vecchio video con Jim Morrison e dice… però, aveva la cartola questo qui.

Cartola dunque assume il significato di persona carismatica.

Eppure, la gente va pure al bar, vede un ubriaco marcio, fradicissimo col fisico di Schwarzy ed esclama:

– Oh, sarà pure un ubriacon’ ma ha la cartola!

 

Mah.

Di mio, non sono né un megalomane né un americano a Bologna.

Abito nel capoluogo emiliano ma con la mente sto spesso a Parigi.

Sì, io ho la cartola.

Ah ah.

 

Per farla breve, amici.

Spesso voi sospettate di me e mi spiate. Sì, lo so.

Sappiate che sono io il marpione…

Sì, sono proprio un gigione che vive nell’ombra con tanto di gamba accavallata e si gode lo spettacolo…

Talvolta è piacevole, altre volte siete proprio dei bei porcellini.

Dai, su, andiamo a vedere cosa vi è dentro il salvadanaio di porcellana.

Di mio, non sono uno psichiatra da due soldi, invero da cento ville al mare, non rilascio nessuna parcella per coglionare le persone.

Do perle ai porci e non ho i soldi per dare una perla, nemmeno una collana a quella donna. Ah, quella vuole i gioielli.

Eppur si muove…true lies lee curtis

 

di Stefano Falotico

Leonardo DiCaprio, lo dico a malincuore, non sarà mai Johnny Boy/De Niro, mi spiace, non è un grande, evviva il Joker, un gigante


02 Apr

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Sì, non c’è partita fra questo bambagione di Leonardo e Gioacchino.

Sì, cocchetti e ochette, qui parliamo di un Phoenix col labbro leporino. Mica di un DiCaprio col sorriso da bambino.

Dai, suvvia. Leonardo. Vi siete giocati il cervello. Pure Tarantino ora s’è fissato con questo piccolino.

Su Facebook ho scritto che, rispetto a lui, è più bravo Brad Pitt.

Mi pare ovvio che sia così. Guardate Brad ne L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford e poi ne riparliamo.

Quindi, sfatiamo subito l’invidia. Brad, già lo dissi, è bello e pure bravo. Anche simpatico. Non me ne frega niente che sia stato con cinquemila donne. E che piaccia a tutte tranne a quella. Invero, le piace eccome ma è ipocrita e dice che ama un attore tedesco di origini curde. Ché fa più intellettuale. La smettesse subito. Ammetta le sue voglie e non se la tiri.

Sì, una donna che vuole spacciarsi per intellettuale, cita sempre quel danese, Mads Mikkelsen. Suvvia, è la brutta copia di Christopher Walken con la mascella di Schwarzenegger.

Brad merita che gli stringa la mano, sì, sì, sì. A Leo invece do un po’ di panettone coi canditi. Ah ah.

Per questa mia uscita, su Facebook si è scatenata la faida.

E io, con sigaretta in bocca, mi son fumato tutte le stronzate. Ridacchiando a mo’ di Bob De Niro.

Io so la verità, filistei. Ah ah.

Fra le maggiori cazzate, ho letto che Brad è bello e Leo un grande attore. Ma de che?

Sapete perché The DepartedShutter IslandThe Wolf of Wall Street e aviator vari non sono dei capolavori?

Perché Leo li ha rovinati. In The Wolf… come dicono a Roma, non se po’ vede’. Un mezzo pappagallo che si agita, declama senza un briciolo di savoirfaire.

Sento dire che in The Aviator era da Oscar. Ma de che?

Ha trasformato Howard Hughes in uno storpio e peraltro non è Kevin Spacey de I soliti sospetti. Qui, sì, che c’era la camminata claudicante.

Non so quanti soldi abbia sborsato a Scorsese per far sì che lo utilizzasse in cinquemila film. Invero solo 5. Presto 6 con Killers of the Flower Moon. Per fortuna, ci sarà pure Bob.

Secondo voi, l’ho sparata grossa? Perché?

Ora, ditemi, qualcuno di voi ha in casa il poster, che ne so, del suo Jack di Titanic? Non parlo delle donne nostalgiche che rimembrano quel loro piccolo grande amore da ex adolescenti che sbavavano per Leo.

Parlo a voi, uomini. Ammesso che lo siate. O ancora armeggiate di sogni che vorreste, oh sì, veleggiassero a prua e invece non sono a poppa.

Eh no. Un oceano di frustrazioni nuoto, no, noto io nelle vostre anime immalinconite che, ogni giorno, disperatamente si danno slancio retorico per non confessare l’atroce verità dello specchio.

Ecco, una volta uno psichiatra, uno di questi capoccioni boriosi, sfacciatamente mi disse, scostumato e arrogantissimo, che io non avevo coscienza della mia immagine allo specchio.

E io, come Silvio Orlando, gli risposi: – Ha parlato Brad Pitt!

Ché non sarò mai il Presidente della Repubblica. E chi vorrebbe esserlo? Un uomo serissimo, tutto imbalsamato, lentissimo perché deve scandire ogni sillaba. Sì, poiché si rivolge a ogni classe sociale, deve enfatizzare ogni sua intonazione come se fosse sul pulpito a predicare messa. Nella pia osservanza e nel totale rispetto anche del più ignorante che possa comprendere appieno ogni sua parola ampollosa.

Sì, i discorsi del Presidente sono noiosissimi. Prevedibili. Neanche il Papa è così barboso. Almeno il Papa predica per il bene utopistico del mondo e perfino ci crede.

Il Presidente, invece, non è investito di nessuna missione religiosa ed evangelizzatrice. È spesso un imbonitore, un paciere dei disagi della Nazione e seppellisce molte verità sotto una coltre di frasi fatte a buon mercato.

No, non fa per me. Io sono un tipo ruspante che stappa lo spumante e dunque, spumeggiante, dice le cose come stanno. E non mente soprattutto mai dinanzi a sé stesso. Riconoscendo i propri limiti per apportarvi migliorie. Per studiare la parte e indovinare nuove vie. Oh sì, lagnose zie!

Non s’imbroda, se ne frega dei falsi elogi se son soltanto carezze sciocche che ti blandiscono per tenerti buono e ipocrita. Dico pane al pane, vino al vino, non credo nei miracoli divini, bensì nella mia mente sopraffina. Se non fosse stato per la mia mente, oggi sarei davvero internato come demente. Totalmente incatenato come molti, ahinoi, alla commiserazione e all’isteria, alla nevrosi, alle vostre psicosi, alle vostre gelosie, alle vostre idiozie. Grazie invece al mio acume, al mio ingegno, alla mia creatività dirompente, ho frastornato i poveretti che pensavano tante spiacevoli cose su di me. Appunto, smentendoli con classe sconfinata.

Io do pepe e sale.

Sì, Leo non sarà mai De Niro. Perfino in The Departed, in molte scene con Vera Farmiga, trovo la sua recitazione forzata, caricata. Innaturale. E troppe volte ammicca beffardo come il Bob in maniera disturbante e ridondante. Di Bob ce n’è uno solo. Lui è Johnny Boy, il più grande “matto” del mondo. Perciò the greatest, talento innato. Genio puro.

A volte la gente, mi chiede: ma se sei così bravo, perché non lo dimostri? Facci vedere!

Sono stufo. Non sono dio, non ho bisogno di dimostrarvelo. Dio infatti bisogna venerarlo a prescindere.

Come diceva quell’uomo miracoloso: chi ha orecchie per intendere, intenda, chi non mi crede è solo un povero cristo immisericordioso.

Stringetevi un segno di Pace e che la Madonna v’accumpagn’.

E questo Joker ha trovato forse davvero l’erede di Travis Bickle.

Uno che dice a tutti la verità, a costo che gl’imbrattino il viso. Gli urlano che deve andare a lavorare e lui se ne frega. Lo vogliono ricoverare con accuse infamanti, prescrivendogli cure psichiatriche ma lui non sa che farsene delle cure.

Per cosa? Per sposarsi una, festeggiare San Valentino, guardare partite di calcio e timbrare il cartellino? E poi tradirla con un’altra civettuola raccattata chissà dove? Che se ne fa degli amori da canzoni di Giorgia. O Laura Pausini? Non è un Antonacci, è un marcantonio diavolaccio.

Oppure fingere di essere felice cosicché il prossimo possa ridere da beota, pensando che il mondo è bello ed evviva Salute e benessere? No, non ci siamo capiti. Questo è uno spettacolo mai visto!

Ed è forse la storia della mia vita. Incarnata dal grande Phoenix.

Un uomo sincero. Siamo stanchi dei buonismi, invero siamo stanchi di questo mondo.

Doveva finalmente nascere uno che vi ha mandato ove volò il nido del cuculo.

Così è, la seduta è tolta.

Il judge ha deciso: Leonardo non vale un Da Vinci mentre Gioacchino è uomo da veni, vidi, vici. Di nessuno è il vice, in realtà niente vinse, è un vinto, uno che non è interessato ad Alice, neppure a Federica ma ha la pelle del viso colorata come una pernice.

E mangia anche i Pernigotti. Insomma, questo è proprio un duro giovanotto, mica un Jovanotti, miei uomini da Chinotto.

Stavolta abbiamo fatto davvero il botto. Giù, botte.

Sì, suonati cari, suonatemele.

Datemele sul popò, evviva il Genius-Pop.

di Stefano Falotico

I 5 film più sopravvalutati di sempre secondo un mio amico e secondo me… e l’atroce Creed II al primo posto degli incassi!


29 Jan

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C2_17699_RActor Sylvester Stallone, director Steven Caple Jr. and actor Michael B. Jordan on the set of CREED II, a Metro Goldwyn Mayer Pictures film. Credit: Barry Wetcher / Metro Goldwyn Mayer Pictures© 2018 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

C2_17699_RActor Sylvester Stallone, director Steven Caple Jr. and actor Michael B. Jordan
on the set of CREED II, a Metro Goldwyn Mayer Pictures film.
Credit: Barry Wetcher / Metro Goldwyn Mayer Pictures© 2018 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

 

Stamattina, mi son svegliato con un forte subbuglio nello stomaco.

Dopo essermi sparato la puntata numero 8 della seconda stagione di The Punisher, serie che mi sta entusiasmando quanto se non più della prima tranche, anzi, mi sta esaltando e sto cadendo in trance, serie per la quale devo porgere i miei più sentiti complimenti naturalmente a Jon Bernthal, nato per questo ruolo, ma soprattutto elargire vivi e sentiti applausi a un sempre sorprendente Ben Barnes, davvero notevolissimo, un Dorian Gray frankensteniano, e a Josh Stewart, versione “psichiatrica” di Robert Mitchum de La morte corre sul fiume, ecco, leggo su Facebook questa “sparata” di Anton Giulio Onofri, uomo come me eastwoodiano e cronenberghiano, che stila questa brevissima classifica di sopravvalutati.

Fra i cinque titoli, a suo avviso, più sovrastimati di sempre, vi sono C’era una volta in America e Titanic.

Su Tre manifesti a Ebbing, Missouri, non perderei tempo. È un buon film che, a quasi un anno di distanza dall’Oscar un po’ immeritato a Frances McDormand, ovviamente premiata perché è la moglie del Coen ed è racchia e pazza, dunque si sa che le sfigate ottengono la benevolenza dei premi “simpatia”, vedi Luciana Littizzetto e la Sconsolata, ah ah, dicevo… oramai questo discreto movie non lo ricorda già più nessuno. Nemmeno chi, all’epoca della sua anteprima al Festival di Venezia, l’aveva magnificato.

E, col senno di poi, mi auguro che l’abbia ridimensionato. E non poco.

Woody Harrelson crepa suicida dopo mezz’ora di film e si è cuccato una nomination assurda, Sam Rockwell sembra un mio “amico” di quando giocavo a Calcio, Preci, un simpatico “scugnizzo” grottesco che combinava puttanate e, parimenti alla McDormand, caro Sam, hai vinto un Oscar davvero regalato.

Passiamo invece al Titanic. Sapete, l’ho visto soltanto una volta in vita mia. Quando uscì al cinema nel lontano 1997. Da allora, non l’ho mai più rivisto, neppure nelle varie versione rimasterizzate e 4K di tua sorella.

Io mi son sempre chiesto? Ecco, al di là del vento in poppa, no, in prugna, no, in prua dell’allora gnoccolona Kate Winslet (Holy Smoke docet), adesso diventata una matrona da La ruota delle meraviglie, una sorta di comare del meridione pugliese in cerca di giovincelli vogliosi e capricciosi per consolarsi dalla malinconia di un matrimonio col giostraio fratello del blues brother, una che sicuramente legge sia Moccia che Shakespeare a mo’ di compensazione e a seconda di dove tira il vento e soprattutto a discrezione della sua figa depressa e rancida, dicevo… come potete considerare capolavoro questo Titanic?

Insomma, la gente com’è ridotta? Aspetta tre ore, infarcite di melensi baci da Muccino, per godersi la tragedia immane. Adesso capisco perché Francesco Schettino sostiene tuttora che non è colpa sua se la Costa Concordia ha fatto la fine della nave di Speed 2.

Lui, dal carcere, continua a difendersi così:

– La gente ama le tragedie, la grandeur di uno spettacolo orribile, poi per un anno abbondante ho permesso a Bruno Vespa di lucrare a sbafo su questo dramma incredibile. Bruno non vede l’ora che succeda qualche oscenità, vedi anche la storia di quelli di Cogne e della Franzoni, per portar a casa la pagnotta. È uno sciacallo! Adora gli scandali, gli inciuci, le storie da True Detective, i misteri irrisolvibili. Irrisolti.

Direi irrisori! Tanto non sarà lui a tornare indietro nel tempo e a sistemare le cose.

Perché mi tenete qui dentro fra le sbarre? Ho alzato le quotazioni della RAI, gli ascolti sono andati alle stelle, altro che Milly Carlucci e i suoi balletti. Sapete… La gente ha una vita mediocre, patetica. Va a lavorare, svolgendo un lavoro che odia e provoca la gastrite e irreparabili infezioni intestinali. Deve sobbarcarsi le invidie dei colleghi, digerire le urla della moglie frustrata, arrabbiata perché il sugo della Barilla è scaduto, e le schizofrenie dei figli adolescenti, fuori di testa perché quella del primo b(r)anco, anziché innamorarsi dei loro idealismi poetici, ieri sera s’è fatta inculare da un minorenne Fabrizio Corona “fighissimo” che adora Rocky IV.

Io ho ravvivato un po’ la situazione. Ho movimentato la noia quotidiana.

Volete farmene una croce?

 

Ah ah.

 

Invece, per quanto concerne C’era una volta in America. Se il mio amico Onofri va a dire a Ilaria Feole che è sopravvalutato, credo scatterà la rissa.

Mereghetti invece ne sarebbe contentissimo.

Ora, non scherziamo. Addirittura paragonare l’epopea gangesterica di Leone a una miniserie tv mi pare scabroso! Allucinante!

È giusto che sia un “carcassone”. È un sogno, un sogno proustiano. Il sogno di un loser, di un romantico stupratore stronzo più del suo amico puttaniere, Max, e come ogni sogno è la sua versione dei fatti.

Non dev’essere coerente. I sogni non lo sono. I sogni sono personali, sono una rielaborazione inconscia della vita diurna e senziente. Dunque, può essere kitsch, volgare, sconclusionato, folle, pazzo.

È questo il film. Non perdiamoci in sofismi. E aveva ragione Burt Young, a proposito di Rocky. E Cogne. No, cognati. Ribadisco. L’assicurazione più importante è quella dù caz’.

È così, non si discute.

E la finisse quella vecchia in radio di recitare… Adonis, figlio di Apollo, combatte contro il figlio di Ivan Drago.

Sì, cosa deve pur fare una povera donna per arrivare a fine mese. Leggere e registrare puttanate del genere.

Intanto, lo Stallone italiano si compra un’altra Ferrari.

 

Detto ciò, ce lo spariamo questo Corriere del Clint? Dai, dai.

E ricordate: come Balboa… non ho mai visto un uomo prenderne così tante. Davvero tante.

Eppure è ancora lì e non va mai giù. Deve avere davvero una forza sovrumana.

Altro che Creed uno due e dieci. Rocky è Rocky. Il primo è imbattibile. Tu chiamale se vuoi emozioni.

di Stefano Falotico

Se DiCaprio non lavora, la Winslet se lo cucca, memore del Titanic che fu, e intanto io bacio la “tettonica”


17 Apr

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DiCaprio si sa, da due anni non fa un cazzo, girovagando nel mondo “a bordo” del suo carisma indistruttibile, accumulando chili sull’addome e dormendosela bellamente, mentre Ridley Scott sogna un altro film con lui. Eppure è stato paparazzato, anche spaparanzato, assieme alla Winslet con cui pare che di lingua abbia dato vogliosamente il suo calore italo-germanico-americano “al bacio”, gustando poi un gelato al pistacchio su limone “capriccioso” della fragolina di Kate.

Sì, DiCaprio è uomo piccante, che tutte si fa “a briglia sciolta”. Mentre il grasso lo “corrode”, elargisce labbra voluttuose all’aroma di caffè con la “schiuma” e la panna montata dei suoi capelli oleosi di biondezza “ficcante”.

Insomma, Leo è un volpino, io rimango uno con molte scosse nel fegatino, eppur non mi smuovo. Pensando a una scogliera ove il mio cor(po) riposerà meditando le nevrosi del mio ego smisuratamente navigante nel “revenant” delle mie idiosincrasie verso un mondo a cui mi pongo come Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, immaginandomi oggi come Kinnear carezzante il suo cagnolino, domani “giocante” con la gattina. Sappiatelo, uomini di “poppa”, quando la pru(gn)a vi chiederà altra amarezza.

E al largo mi allargherò, non tanto “allungherò”, mentre lei mi “allagherà”. Di sputi in faccia.

Eppur non le alla(r)ga. Come si fa?

Si fa, si fa, si va.

 

di Stefano Falotico

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Scelte di vi(s)ta: io sono un felice eremita, della mia fan(tasia) il Re Mida, mi spiace per gli altri che sono “affaccendati” nelle invidie e nei pettegol(ezz)i


03 May

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Prosegue (inde)fessa la mia cavalcata fantasiosa nella mia (dim)ora e non scocc(i)a quest’or(t)o da uom fatale senza femmine fatali, senza fate, di mio/a fan(atismo) in-compreso, a volte in compresse quando la tensione mentale si fa stress “occipitale”, comunque lontano, per mentalità, chiamatela pur demenza se vi fa star più nelle cosc(ienz)e “tranquill(ant)i”, dalla civiltà bieca e occidentale, sempre “accidentale”, sempre attaccata ai sol(d)i, a cacciar accidenti se all’altro va “dritto/a”, di “mio” va nelle pene. E sprofondo nel De Profundis, segregato nel mio custodito segreto e perennemente nel mio er(em)o, fra ricordi del passato mio tormentato che ancor, alle (s)volte, mi tormentano, mi pietrificano in una dimensione che oramai, forse giammai, mi appartiene/erà, alzando io la band(ier)a dello star in panne, del ripen(s)ar (im)morale mentre tutto va allo sfascio, forse son solo dei fascisti.

Mi affaccio alla finestra e degli operai rischian di cadere nel baratro del loro “buco”, e fra uno spinello e l’altro mangiano un panino per meno di 1000 Euro al mese. Come siamo messi?

Ma la gente se ne frega e va a messa, benedicendo d’ipocrisia un’altra Domenica “fer(i)ale”.

Proibizionismi nel 2016, libertà turlupinate, minate e chi non si “allatta” al sis(te)ma” vien reso disadattato dallo sguardo perentorio dell’arroganza di massa, ove bisogna rispondere a dei can(n)oni di uniformità glaciale. Che brivido, che “brio”.

Meglio allor la mia digitale biro che continua a scrivere libri per esser tutti più liberi, presto pubblicherò il mio Il cavaliere di San Pietroburgo, terz’avevntura del Clint a cui ne seguirà una quarta. Quadrilogia, forse sarà una cinquina vincente.

Intanto, fra un caffè e l’altro, per Sabato ho subito “piazzato” una scommessina alla SNAI sul Leicester già vincente ma che spero vinca ancora.

È la solita vi(s)ta, una mer(da).

 

di Stefano Falotico

Matt Damon in “Interstellar”


29 Aug

Matt(o) Damon sta imperversando: adesso anche in Interstellar di Nolan. New entry delcast “stellare”.
Abbiamo finito di dar fiducia a questo robot?
Introduzione “veneziana”. Sfoglio un quotidiano che, come di solito si fa “gossip”, “scaraventa” in prima pagine la spettacolare linguaccia di Sandra Bullock, versione puttanella vicino a Clooney sul motoscafo.
Lui non la guarda di striscio nonostante i guardacostieri ma lei, oh sì lo intuisco dietro questa simpatica “smorfia”, ardisce a (pre)tendere l’oggetto “navigante” del desiderato beniamino di tutti: il bel Giorgione.
Manca la gommina da masticare. Di contro un patetico abbordaggio.
Sì, George gigioneggia sempre al Lido, riceve applausi scroscianti e al contempo-contento menefreghisti, riversandolo ammiccante su tutte le sue fan che vorrebbero proprio un Clooney rizzante a letto “caldeggiandolo” fra una calle del glande e la glassa, candeggina ruffiana dell’arruffarselo con far da (s)venduta.
Sì, Sandra ci prov(oc)a, mira d’orizzonti che già con George sognano un dolce, permeato e di Permaflex tramonto.
Ma George è fedele, non sporcherà il suo fidanzamento senza “nuziale” per oziar con la Bullock “spaziale”.
Sì, Sandra è apparsa in splendida forma, galattica di seno come il girovita formoso della Via Lattea. Effetto lucente, graffiante di nome Gravity.
Sì, ma deve accontentarsi dei “miseri” mortali a cui d(on)arla in lor “dorante” ammirazione.
Dinamica “virtuale” dei peccatini veniali a sua anodina figura dalla finta magra invero soda.
Ora, cosa c’entra tutto ciò con Matt Damon? C’entra eccome. Matt, innanzitutto, è presenza fissa a mo’ di prezzemolino in cinquanta film all’an(n)o. Non è un’iperbole ma le sue interpretazioni sono anonimie che svaniscono dimenticabilissime come bolle di sapone. La sua inespressività induce la nostra bile ad arrabbiarsi, c’irrita Matt eppur riesce a immettersi in ogni pellicola. Ove cambia sempre “pelle” nonostante rimanga uno stoccafisso.
L’ho presa “al largo”. Vi spiego ora perché ho citato Georgino. Egli è molto amico di Damon.
Infatti, come lecca il culo Matt neppure il peggior demonio. Compare “cameo” in tutti i Coppola, anche sol d’apparizione (sempre d’altronde) che non lascia il segno. Chi l’ha visto? Devi scorrere la sua filmografia su “IMDb” per annotare ove forse l’avevi notato. Varia da interprete “principale” di “filmoni” a cui avrei tagliato il protagonista nel recider nettamente di “montaggio” e montanti alla sua faccia “slogata”, sì, è un LEGO, a capolavori di Gilliam in cui “saltella” da “pupillo” nelle pupille penetranti quanto l’incisività “impressionante” del suo carisma sui nostri pugni in faccia. Appoggiatemi. Dai, Matt. Porgici le guanciotte.
Matt Damon, nato nel 1970. Ha già 64 titoli all’attivo. Ma siate onesti.
Uno con tal mole di credits è mai stato vagamente credibile almeno in un (sotto)titolo?
Mah, ho seri dubbi. Nel 1997, fra le ragazzine amanti degli efebici biondini, venne… scatenato un contenzioso da “strappar” i capelli… le adolescenti, in preda agli o(r)moni più confusi, si “spartirono” (non solo le acque da bagnanti…) tra un tifar DiCaprio di Titanic, appunto, e Matt di Will Hunting. Ah ah, sospiravano. Che ardimento alimentarsi così, eh? Ah ah!
All’epoca, ricordo che lessi su “Ciak” l’opinione di una fan del Damon.
Non posso riportarvi letteralmente la “letterina d’amore” per natural smemoratezza dovuta al “fallo” che non sono un database delle sceme innamorate, ma qualcosa mi vien… alla mente. Il suo “invaghimento” da demente femminuccia per questo maschietto ancor oggi ebetuccio. Si lamentava, infatti, che Matt non riscuotesse lo stesso s(ucc)esso di Leonardo.

Cara redazione,
carissima Piera Detassis. Son incazzatissima, al massimo delle agitazioni degli estrogeni impazziti d’eccitazione, perché tutte le mie compagne di b(r)anco van matte per Leonardo e non per Matt. Sono l’unica che vorrebbe il suo cazzo? Datemi una conferma. Vorrei essere l’infermiera di Matt, fermatemi! Non sono da mental infermità solo per colpa di Damon Matt?
Posso permettermi di scrivervi ciò? Non mi giudicate male, vero?

Spiegatemi se sono pazza. Trattate Damon da pupazzino, ma me lo spupazzerei più dell’altro. Anche di chiodi sull’altarino. Lui è di razza.
Sì, devo esservi sincera comunque. Mi piace molto anche Leonardo però, dato che nessuno dei sue si farà… avanti, son (co)stretta a scegliere la fantasia più 
ribelle. Devo giocoforza contenermi. Che rabbia! Fra i due bellocci, sicuramente opto per Matt. I suoi occhialetti spaccan la mia fighella cieca in ottiche (di)storte. Talora, dopo averlo… guardato per ore, mi sento distrutta. I miei occhi glielo (es)torceranno mai? Oh, mio Matt!
Lo voglio, lo voglio, voglio Matt che mi spalmi l’olio! Lo esclamo. Lo scorsi in passerella, la mia giuliva scottò di brace-padella in passerotta cottissima e desiderosa del “Non mi passerà il desiderio di quel passerone da olive fresche”.

Distinti saluti,
una conclamata, svergognata, senza peli… ninfomane… “a (s)venire”.


Ecco, fra i due litiganti, meglio che “goda” Leonardo. Ha più talento. Indubbiamente più fascino, mi spiace molto per le (am)miratrici di Matt, non vale un caz’.

Sì, sono come Nanni Moretti di Sogni d’oro. Do le perle ai porci da “professore” ma i miei studenti mi deridono a (ri)petizione. Mi criticano perché non so amare parimenti a loro (ar)dire. No, non ardo per il lardo.
Quindi, Laura Morante di noi altri, ah viviamo in tempi imbruttiti, mi “condanna”, dandomi… dell’arido.
Mi disprezza!
Anziché ammutolirmi come Nanni, uso la strategia più “maschilista” alla sua emancipata femminista…

Laura, son Uomo che se ne frega delle raccomandate lauree. M’ero raccomandato di non sfidarmi.
Lo so. Lo so… adesso sei passata dall’esser un cesso (eh sì, come ho fatto a innamorarmi di te a quell’epoca?..) alla Barbara d’Urso sempre ne Lo sguardo dell’altro. E dire che credevi alla tua sana, pura femminilità.
L’hai data poi di qua e di là, senza badar a spese. Sei di-venuta… la badante di tutti… attacchi il Cinema “infantile” di Tarantino, fai… comunella coi registi più furbetti, ma ti sarò obiettivo…
Ti leggo una mia poesia di “cuore”. L’ho scritta ieri dopo l’ennesima avance di una scaldata da “Avanti popolo, bandiera rossa e te la sventaglio arrossata”.

Ciao “cara”,
ti ho mostrato la copertina… in anteprima del mio nuovo capodopera letterario, “
Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”. Un libro che mi è costato enorme sacrificio, quasi carnale. Ho divorato proprio la mia anima, scarnendola a indagine misteriosa dell’inconscio, mescendola a una sorta di remake in prosa di Angel Heart, unendo le suggestioni indotte dalla visione di Parker al “Faust” celeberrimo di Goethe. Son saltate fuori 180 pagine esatte vergate dal limpido mio sangue versato fra versetti altamente poetici e delirante, squisito esistenzialismo.
“Cara” Laura, questo è un libro dal romanticismo più vero.
In radio, per te, pass(er)a Alessandra Amoroso. Registrala e canta (come) tutte le “scrofe”.

Abbracci, non a braccetto, ti spezzo il braccio da lavandaia e bacini puliti. Baciamo le mani!
Firmato uno “stinto” sal(u)to da un Uomo “gentilissimo” col gentil sesso solo quando ca(r)pirà il sen(s)o della vita.
Oggi, tu mi scambi per dissennato, sto disseminando Cultura non troi(at)e
Non trovi? Volevi trombarmi?
Non contaminarmi di virus.

La migliore interpretazione di Matt Damon, da Oscar. Perché in questo film è identico alla sua “statuetta”

Nei panni di Edward Wildon è strepitoso. Il film è diretto da De Niro ed è magnifico, sia a livelli di regia e sia Matt.
The Good Shepherd. La storia della mia vita.
Un Uomo crede nell’amore ma sarà tradito anche da tutti gli amici.
Verso la fine del film, Matt finalmente manda a cagare Angelina Jolie e la lascia a Pitt.
Deciderà di sposarsi per credere di nuovo ai (ri)sentimenti.
Aspetta la sua bella ma, poco prima del matrimonio, gli spioni la gettan giù dall’aereo.
Doveva essere un bel momento. Finalmente Matt si era sbloccato e invece fu paralizzato.
Insomma, troppo serio e valoroso da meritarsi uno sguardo sulla realtà e lo (ar)resero da Valium.
Ho detto tutto…
Eh già…
Ecco Matt. Mi son sciolto come un ghiacciolo. Visto? Dinanzi a una merda come te, divento diarrea sciolta. Più che Damon il Demone!

Idiot!

Continua a piacermi la “religione” di Scorsese, c’è qualche problema fascista “moderno?”
Celebrate il grande Cinema e i grandi, non le scimmie che van a donnacce.

Evviva Frusciante, il fruscio e anche le plateali stronzate.

La vita è una pernacchia.

Abbiate fede e sarete ricompensate dal mio piatto di cime di rapa.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. L’uomo della pioggia (1997)
  2. The Monuments Men (2013)
  3. Il Grinta (2010)

 

Genius-Pop

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